"il virus Rsv è un agente patogeno che può colpire in modo molto pesante la salute dei nostri figli. Serve dunque una comunicazione efficace, quindi va condiviso l'obiettivo e tutti devono lavorare assieme e parlare con una sola voce nella consapevolezza che abbiamo e avremo la disponibilità di armi sempre più efficaci. Per i neogenitori l'informazione è fondamentale". A dirlo Giovanni Gabutti, coordinatore del gruppo 'Vaccini e Politiche Vaccinali' della SitI, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, alla presentazione dell'iniziativa di Sanofi #PerchéSì dedicata quest'anno alle patologie da virus respiratorio sinciziale.
Si tratta di un virus a circolazione stagionale che costituisce la principale causa di bronchiolite e polmonite nei neonati e bimbi piccoli. "Colpisce praticamente tutti i bambini entro i primi 2 anni di vita - spiega Gabutti -, il problema è che quando infetta e determina la malattia in un soggetto molto piccolo può correlare con quadri clinici gravi, essenzialmente respiratori. A livello mondiale si contano oltre 33 milioni di casi di forme infettive con coinvolgimento dell'apparato respiratorio, almeno 3 milioni di ospedalizzazioni e oltre 100 mila decessi. Quindi è importante conoscerlo e sapere che c'è la possibilità di prevenirlo soprattutto in una prospettiva futura".
Secondo un'indagine svolta DoxaPharma in collaborazione con FattoreMamma, promossa da Sanofi, però, il 45% delle mamme e dei papà intervistati dichiara di non conoscerlo. "I genitori - ribadisce Gabutti - devono sapere che l'Rsv esiste e che abbiamo e avremo nuove armi a disposizione". L'arma attuale, spiega ancora, "è l'anticorpo monoclonale, che al momento ha una valenza relativamente limitata solo ai neonati pretermine e gravati da altre patologie e nel prossimo futuro ne avremo che non necessitano la somministrazione di tante dosi. In una prospettiva relativamente a breve termine, poi, la possibilità di un intervento vaccinale per la mamma e per il nuovo nato. Non sono approcci identici ma complementari, quindi bisogna fare gioco di squadra tra gli operatori che lavorano su questo tema", conclude Gabutti.