(ANSA) - TRENTO, 13 MAG - La quantità di pollini dispersa nell'aria, misurata dalle stazioni di monitoraggio aerobiologico, potrà contribuire a prevedere l'incidenza di casi umani di encefalite virale (Tbe). Lo conferma - a quanto si apprende - una ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) di San Michele all'Adige, in Trentino. Secondo lo studio, la quantità di polline di alcune specie di alberi, in particolare faggio, carpino nero e quercia, risulta relazionata con i casi di Tbe osservati due anni dopo. Dal momento che le quantità di polline registrate nel corso del 2020 sono risultate molto elevate, il 2022 potrebbe rivelarsi un anno con circolazione del virus particolarmente intensa. Le analisi sono state svolte dalle Unità di ecologia applicata e Unità di botanica ambientale del centro ricerca e innovazione della Fem.
La quantità di polline in aria è un indicatore della produzione di semi da parte delle piante, che rappresentano una risorsa di cibo importante per alcuni roditori selvatici ampiamente diffusi nei boschi trentini, quali il topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis) o l'arvicola rossastra (Myodes glareolus). Quando le risorse di cibo sono abbondanti, le popolazioni di roditori selvatici presentano un picco demografico l'anno successivo, che a sua volta amplificare la circolazione dei patogeni tra gli stadi giovanili delle zecche (Ixodes ricinus).
Fem effettua stagionalmente dei monitoraggi della diffusione delle zecche per limitare la trasmissione dei patogeni. Inoltre effettua degli screening molecolari per verificare la prevalenza di infezione di specifici patogeni (Borrelia sp, Rickettsia sp e Babesia sp, virus dell'Encefalite) nei parassiti. I dati raccolti sono quindi utilizzati per lo sviluppo di modelli matematici e mappe di rischio aggiornate. (ANSA).
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