ROMA (ITALPRESS) - Non è vero che i Pronto soccorso in questi giorni sono presi d'assalto. O almeno non più del solito. Comparando gli ultimi dati di accesso giornalieri disponibili sul portale Agenas con i corrispettivi del 2018 ed il 2019, si scopre che solo in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Toscana ci sono stati più accessi; nelle Regioni al centro delle cronache la differenza di ingressi in Pronto soccorso tra 2022, 2018 e 2019 (in un momento dunque precedente al Covid) è negativa: in Campania il 9 maggio 2022 ci sono stati 1677 accessi in meno rispetto al 2019 e 1780 in meno rispetto al 2018; in Piemonte il 10 aprile ci sono stati 4424 accessi in Pronto soccorso in meno rispetto al 2019 e 4779 rispetto al 2018; il Lazio il 9 maggio ha registrato 610 accessi in meno rispetto al 2019 e 776 in meno rispetto al 2018, e così via. A seguire è disponibile l'elenco completo delle Regioni, elaborato dalla Federazione CIMO-FESMED sulla base dei dati disponibili sul portale Covid-19 di Agenas.
Questo ovviamente non significa accettare le condizioni in cui è costretto a lavorare il personale sanitario o il modo in cui vengono trattati i pazienti: quelle denunciate negli ultimi giorni sono situazioni intollerabili, ma purtroppo all'ordine del giorno in tutta Italia da anni, frutto di tagli irrazionali a posti letto, strutture e professionisti. Nè il Covid-19 può essere una giustificazione, considerato che oggi influisce in maniera residuale sui ricoveri: a livello nazionale risultano occupati da pazienti Covid il 4% delle terapie intensive ed il 13% delle aree non critiche.
Sorge allora il dubbio che l'indisponibilità di posti letto per ricoverare i pazienti dal Pronto soccorso possa essere legata anche alla lentezza con cui gli ospedali si adeguano alla situazione epidemiologica: non sarà che molti posti letto sono ancora destinati al Covid-19, che non vengono riconvertiti nonostante la pandemia offra uno spiraglio di tregua? Non sarà che i Pronto soccorso esplodono e che altre aree ospedaliere sono vuote?
Di fatto ricostruire la reale situazione all'interno degli ospedali è complesso, ma occorre farsi delle domande. Quel che è certo è che questa stessa difficoltà ad accedere a dati certi oggi rappresenti un problema in termini di organizzazione e di efficienza del servizio: perchè l'ottimo sistema di monitoraggio dei ricoveri adottato per il Covid-19 non viene esteso a tutta l'attività ospedaliera? Maggiore trasparenza aiuterebbe pazienti, direzioni ospedaliere e Istituzioni che, disponendo di informazioni costantemente aggiornate, potrebbero adottare le misure necessarie a migliorare l'assistenza e a ridurre i tempi di attesa, dirottando l'assistenza nei settori in cui c'è maggior bisogno.
"Sono ormai anni che la Federazione CIMO-FESMED sottolinea la necessità di strutture ospedaliere flessibili, che siano in grado di modificare la propria organizzazione sulla base delle necessità - dichiara il presidente della Federazione CIMO-FESMED Guido Quici -. I pazienti con Covid-19 che necessitano di ricovero in queste settimane sono meno rispetto ai mesi scorsi, e presumibilmente il trend continuerà ad essere questo per tutta l'estate; è dunque il momento di lavorare per recuperare milioni di prestazioni saltate negli ultimi due anni, con la consapevolezza di dover essere pronti, in autunno, ad allestire nuovamente reparti Covid nel caso il virus tornasse a rialzare la testa. Ma nel frattempo non è possibile rimanere in attesa che si verifichi un'eventualità; bisogna agire, e fare presto".
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