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Leucemia linfatica cronica, cure riscrivono storia pazienti

Ogni anno in Italia circa 1200 persone ricevono una diagnosi di leucemia linfatica cronica, il tipo più comune di tumore ematologico che colpisce gli uomini il doppio delle donne, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 65 e i 74 anni.

Grazie ai progressi della ricerca è possibile oggi riscrivere la storia dei pazienti e parlare di remissione della malattia e interruzione del trattamento. Un trattamento a durata fissa riduce il rischio di progressione della patologia: i dati di uno studio denominato Murano la cui analisi finale con il follow up a 5 anni è stata presentata all’Ash, American Society of Hematology, su 1300 pazienti nel 2020 evidenziano come 1 paziente su 2 risulti libero da progressione della patologia fino a 3 anni dopo aver terminato il trattamento, con un conseguente recupero di una buona qualità di vita. È quanto evidenziato nell’evento “ Faccia a faccia con la Leucemia Linfatica Cronica: un nuovo inizio” in cui AbbVie fa il punto sulla patologia e sul cambio di prospettiva per chi ne è affetto.

“I dati di follow up dello studio Murano - rileva Annalisa Iezzi, Direttore Medico di AbbVie Italia - confermati oggi da numerose esperienze di pratica clinica, evidenziano i benefici di una durata fissa di trattamento per pazienti ricaduti o refrattari e confermano l’efficacia del meccanismo d’azione innovativo di venetoclax. Inoltre, il trattamento a durata fissa può tradursi - rispetto ad altre terapie continuative disponibili - in una ridotta incidenza di eventi avversi correlati al trattamento, compreso Covid-19: diversi studi dimostrano, infatti, come la risposta alla vaccinazione sia più alta nei pazienti che sono in remissione di malattia e liberi da terapia”. “Una gestione terapeutica efficace- aggiunge Giuseppe Toro, presidente Ail – Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma- favorisce il miglioramento della qualità di vita del paziente con Leucemia Linfatica Cronica. I dati positivi a disposizione confermano il minor rischio di progressione della malattia e fanno sì che i pazienti possano tornare il prima possibile a condurre una vita normale, riappropriandosi della quotidianità.” ”La pandemia- sottolinea Marco Vignetti, presidente della Fondazione Gimema Franco Mandelli Onlus (Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell'Adulto)- ha posto sfide senza precedenti nella gestione dei pazienti con tumore e aumentato la richiesta di strumenti sanitari digitali che facilitano il monitoraggio da remoto dei pazienti. Gimema ha per questo sviluppato la piattaforma Gimema -Alliance per comprendere meglio le esigenze dei pazienti, i sintomi, l’aderenza alle terapie“.

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