(ANSA) - ROMA, 04 MAG - Un esame diagnostico con risonanza magnetica non espone a radiazioni ionizzanti, perché le radiazioni elettromagnetiche impiegate in questo caso non ionizzano. Neppure l'ecografia espone a radiazioni ionizzanti, perché è basata sugli ultrasuoni, che sono onde meccaniche. A fare chiarezza "su un tema che desta preoccupazione e paura tra i pazienti e i non addetti ai lavori" è l'Associazione Italiana di Fisica Medica (Aifm), che ha redatto un documento con le domande più ricorrenti.
Le radiazioni ionizzanti, chiarisce il documento, sono radiazioni in grado di causare, nei materiali attraversati, la ionizzazione degli atomi, ovvero la perdita di uno o più elettroni, che rende l'atomo carico di ioni. Alla ionizzazione segue la formazione di radicali liberi fortemente ossidanti, che sono alla base degli effetti biologici e dei danni che conseguono all'esposizione.
Se rx, risonanze e ecografie non comportano rischi, un esame in Medicina Nucleare (PET, scintigrafia) invece, fa diventare temporaneamente radioattivi, perché il radiofarmaco utilizzato "permane nel corpo del paziente come contaminazione interna per un periodo che può andare da qualche ora a qualche giorno".
Durante tale periodo il paziente emette radiazioni che possono esporre le persone che stanno loro vicine e l'ambiente (attraverso sudore, urina), e anche contaminarlo. Per ridurre il rischio, si deve ridurre al minimo il tempo di contatto, aumentare quanto possibile la distanza, o anche interporre delle schermature (anche pareti).
Per rispondere alla domanda se la radioterapia rende radioattivi, bisogna fare una distinzione: quella con fasci esterni, ad esempio per curare il tumore della mammella non rende radioattivi; quella fatta con radiofarmaci, ad esempio per la terapia del carcinoma tiroideo, è una procedura di Medicina Nucleare, e comporta rischi simili per tipologia a un esame di Medicina Nucleare, ma superiori per la quantità di radiofarmaco impiegato.
Anche la contaminazione può essere di due tipi: quella 'esterna' consiste nella deposizione di uno o più nuclei radioattivi di atomi su vesti o pelle (può capitare accidentalmente ad addetti ai lavori) e si risolve con procedimenti di lavaggio; quella 'interna' se consiste nell'introduzione all'interno dell'organismo per inalazione di gas o polveri radioattive o ingestione di cibi o bevande contaminati o attraverso ferite contaminate. In questo caso, naturalmente, è più difficile eliminarla.
Quando si parla di radiazioni, infine, va tenuto conto che tutti siamo continuamente esposti al fondo naturale di radiazioni, o insieme delle radiazioni ionizzanti provenienti da sorgenti presenti in natura sia cosmiche, che, terrestri (emesse dal suolo, variabili da luogo a luogo), e anche da alcuni alimenti. (ANSA).
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