Il medico di famiglia, con un'attività di informazione e prevenzione, può contribuire a ridurre di circa il 20% il numero delle cadute degli anziani, uno dei maggiori problemi della terza età perché collegato a fratture e ospedalizzazioni. E' quanto emerge da uno studio i cui risultati preliminari sono stati presentati oggi al convegno "Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano", organizzato dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e Daiichi Sankyo Italia.
Condotto attraverso la collaborazione di 130 medici della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), lo studio ha visto arruolati 1747 pazienti di oltre 65 anni, seguiti nell'arco di 12 mesi e divisi in due gruppi di circa 850 persone ciascuno. A uno dei due gruppi i medici di famiglia hanno dedicato degli incontri per spiegare i rischi delle cadute domestiche e i modelli di comportamento da attuare per evitarle. Al termine dello studio il gruppo dei pazienti trattati ha visto una riduzione del 20% di cadute rispetto al gruppo di controllo.
Spesso causate da disattenzioni ma dalle conseguenze non banali, le cadute nell'anziano, spiega all'ANSA Carlo Tomino, farmacologo dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma e coordinatore dello studio, "non causano solo fratture, ospedalizzazioni e accessi al pronto soccorso, ma pesano anche in termini psicologici, lasciando un senso di insicurezza che può portare a depressione e alla paura di tornare a camminare". La gestione del paziente anziano con una frattura, prosegue, "è anche problematica per tutta la famiglia, poiché comporta un aggravio di stress, di visite mediche e di spese. L'invito per i medici è quindi quello di considerare l'importanza del loro ruolo ai fini di una corretta prevenzione".