Lunedì 06 Maggio 2024

Notti in bianco per 10 milioni di anziani, maschi fortunati

Notti in bianco per 10 milioni di anziani, maschi fortunati - © ANSA

 In Italia sono 10 milioni gli anziani che hanno disturbi del sonno, l'80 per cento delle donne e il 70 per cento degli uomini. I dati emergono al 62° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) che si tiene a Napoli dal 29 novembre al 2 dicembre.
    Con l'età il sonno diventa più leggero: più che la quantità di ore passate addormentati, diminuisce la qualità del riposo.
    Dopo i 65 anni, si ha difficoltà a prendere sonno, ci si sveglia più volte nel corso della notte, oppure ci si alza troppo presto e con la sensazione di non essersi riposati per niente. Il riposo con poco ristoro ha però motivazioni diverse nei due sessi: gli uomini si svegliano perché devono andare in bagno (73% contro il 57% delle donne), le donne invece hanno sonni agitati da pensieri, ansie e preoccupazioni (il 90% contro il 66% degli uomini). Insomma, maschi più spensierati e pure più fortunati.
    Lui spesso non si addormenta perché ha mangiato un po' troppo (7% contro 2% delle donne), lei perché soffre di qualche dolore articolare (8% contro 5%). Qualunque sia il motivo, un sonno insufficiente ha conseguenze negative sullo stato di salute: per questo i geriatri danno consigli per notti più serene: dalla revisione delle terapie per valutare se si stia assumendo uno dei tanti farmaci che incidono sul riposo, all'uso di melatonina, o cene a base di carboidrati per addormentarsi prima e meglio. Scagionato il pisolino, che non compromette un buon sonno e aiuta a raggiungere la giusta quota di ore. Inutile invece la valeriana per cui non esistono prove certe di efficacia.
    "Dopo i 65 anni la quantità di sonno necessaria a stare bene si riduce sensibilmente e fisiologicamente: se da adulti non bisogna scendere sotto le 6 ore a notte e in media se ne devono dormire 7-9 per stare bene, in un anziano si può scendere a 5 ore senza ripercussioni", spiega Raffaele Antonelli Incalzi, Presidente eletto Sigg. E aggiunge: "Con l'andare degli anni la sincronizzazione dell'orologio biologico con il ciclo luce-buio si indebolisce e capita più spesso di appisolarsi anche di giorno. Il numero totale di ore di sonno perciò di fatto non cambia molto, ma la percezione è un declino del benessere perché restare svegli a lungo di notte è spiacevole e il sonno notturno è più riposante". (ANSA).
   

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