Disegnata e costruita in un perfetto equilibrio fra bellezza e prestazioni, l'Alfa Romeo 33 Stradale del 1967 derivava direttamente dalla Tipo 33 regina del motorsport mondiale e già allora s'identificava con il concetto de 'la bellezza necessaria' che guida anche oggi il brand. Sono i ruggenti Anni 60, epoca di rinascita economica e riscatto sociale e culturale. A quel tempo, Alfa Romeo è guidata da Giuseppe Eugenio Luraghi, manager poliedrico e colto, che vuole riportare Alfa Romeo ai vertici dello sport motoristico dopo i fasti della prima metà del secolo. Era ancora vivo il ricordo delle vittorie nel primo campionato del Mondo per vetture Grand Prix nel 1925, di ben undici edizioni della Mille Miglia, di quattro edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans e, all'apice della sua gloria sportiva, dei primi due Campionati del mondo di Formula 1 con i leggendari piloti Farina e Fangio.
Nel 1964 Luraghi decide dunque che è il momento ideale per un ritorno ufficiale alle competizioni. Per farlo acquisisce l'Autodelta - azienda di Udine che è già partner privilegiato per la produzione delle TZ - e richiama in Alfa Romeo come responsabile della scuderia ufficiale anche Carlo Chiti, che già ha lavorato al Portello dal 1952 al 1957. Nello stesso anno, parte il progetto della 33 da gara destinata al mondiale Sport Prototipi. l primo telaio Tipo 33 progettato da Alfa Romeo, prendendo ispirazione dalla tecnica aeronautica, entra nelle officine Autodelta (nel frattempo trasferita nell'hinterland milanese) nel 1965. È una struttura tubolare a H che presenta una parte in magnesio che sostiene le sospensioni anteriori, i radiatori, lo sterzo e la pedaliera. Il gruppo motore/cambio è montato longitudinalmente in posizione posteriore centrale. La carrozzeria è in fibra di vetro e la massa totale risulta così di appena 600 kg. Ancora una volta, la leggerezza è l'arma segreta di Alfa Romeo. Per le prime prove la vettura adotta il 4 cilindri 1.6 della TZ2; nel frattempo viene sviluppato un propulsore interamente nuovo, un 8V 2.0 che eroga 260 Cv.
Per l'esordio viene scelta la cronoscalata di Fléron, vicino a Liegi con al volante l'indimenticata capo-collaudatore dell'Autodelta, Teodoro Zeccoli. Dopo anni di preparazione meticolosa, il 12 marzo 1967 la 33 entra nel mondo delle competizioni. E vince subito. È la prima di una lunga serie di successi sui circuiti più prestigiosi. Una cavalcata che porterà la Tipo 33 Competizione sul tetto del mondo, con le vittorie nel Campionato Marche del '75 e del '77. Sull'onda dell'entusiasmo del ritorno alle competizioni, nel 1967 Alfa Romeo decide di produrre una 33 Stradale in pochi esemplari per i privati, una fuoriserie che combinasse le prestazioni della Tipo 33 da competizione con il comfort e la guidabilità adatte all'uso quotidiano. Il design viene affidato a Franco Scaglione - celebre stilista che ha lavorato prima con Pinin Farina, poi con Bertone, dove realizza le Giulietta Sprint e Sprint Speciale, e infine come indipendente - che mette nel progetto della 33 Stradale tutta la sua perizia e audacia creativa, creando un capolavoro in cui lo stile innovativo si fonde con la ricerca dell'aerodinamica e della funzionalità. Tra il 1967 e il 1969 della 33 Stradale vengono prodotti solo 18 esemplari (di cui uno custodito oggi nel Museo di Arese) cosa che la rende estremamente rara e ambita dai collezionist
i. Sei di questi telai vennero impiegati per realizzare altrettanti prototipi, che anticipano due decenni di design automobilistico: Carabo (1968), 33 Roadster GS (1968), 33/2 Coupé Speciale (1969), Cuneo (1971), Iguana (1969) e Navajo (1976). Insomma, la prima 33 Stradale è un modello leggendario che ha segnato non solo la storia di Alfa Romeo, ma anche quella del design italiano.