Come evidenzia il recentissimo raid nel parcheggio dei dipendenti dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo (di cui da notizia il Gazzettino.it) si sta estendendo a macchia d'olio, e non solo in Italia, il fenomeno dei furti dei catalizzatori, cioè degli elementi inseriti nell'impianto di scarico delle auto per il trattamento - appunto con conversione catalitica - dei gas di scarico.
Oltre al valore del ricambio che può raggiungere anche i 1.000 euro per i modelli premium - e che lo rende inseribile nel mercato nero del commercio di parti a patto che provenga da un'auto con pochi km - ad attirare i ladri è la presenza in questo dispositivo di diversi metalli rari, tra cui platino, palladio e rodio, che valgono 10 volte di più dell'oro e possono arrivare all'astronomica cifra di 800.000 euro al kg.
In dettaglio ci sono dai 6 ai 30 grammi di metalli rari in ogni marmitta catalitica, a seconda del numero (scarico semplice o sdoppiato) e delle dimensioni del motore. Se si pensa che alle quotazioni attuali il platino viaggia sui 28mila euro al kg, il palladio a 70mila e il rodio a 560mila, si fa presto a comprendere come dalla rottamazione mirata di un catalizzatori la malavita possa ricavare facilmente da 500 a 1.500 euro.
Poiché il furto richiede il sollevamento del veicolo, è dunque consigliabile dotare il sistema di antifurto di un sensore di spostamento, soprattutto se l'auto rimane per molte ore in un parcheggio non controllato dove un furgone può affiancare la vettura (modalità abituale per non far vedere che si sta lavorando sotto) e i ladri possono lavorare comodamente con l'impianto di scarico raffreddato.
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