Si chiama Berta Benz ed è indiscutibilmente la prima donna manager nell'industria dell'auto, una posizione conquistata sul campo 'inventando' di fatto la posizione di responsabile marketing e vendite. Berta, moglie di Carl Benz, il fondatore della Mercedes-Benz, aveva partecipato con le proprie sostanze al progetto e alla costruzione della prima automobile fortemente voluta dal marito.
Ma le vendite non partivano, con il pubblico che era fortemente scettico nei confronti di ciò che appariva una piccola carrozza trainata dal 'nulla'.
Fu così che Berta, portando con sé i figli Eugen e Richard, decise in una calda giornata dell'agosto 1888 (e all'insaputa del marito) di guidare personalmente la prima auto della storia da Mannheim e Pforzheim, per dimostrare la validità di questa rivoluzionaria soluzione di mobilità. Berta per rendere ancora più efficace la promozione replicò pochi giorni dopo il viaggio all'inverso e si trasformò, di fatto, nella prima marketing manager del settore. E, visti i risultati commerciali legati alla notorietà così ottenuta, anche in responsabile vendite.
Da allora le donne, hanno (spesso senza guadagnare l'onore delle prime pagine) contribuito con la loro creatività, con la loro competenza e con tanti sacrifici allo sviluppo dell'automobile. E' il caso di Margaret Wilcox che nel lontano 1983 (per l'epoca raro esempio di ingegnere meccanico) inventò il primo sistema di riscaldamento per auto, o ancora delle statunitensi Mary Anderson e Charlotte Bridgewater, a cui si deve la fondamentale invenzione del tergicristallo: la prima ne brevettò uno manuale nel 1903, mentre la seconda lo rese ancora più efficace e comodo progettando e registrando nel 1917 quello a funzionamento elettrico.
A Katharine Blodgett, laureata in fisica e chimica alla Cambridge University nel 1926, si deve invece l'invenzione nel 1938 di speciali tipologie di vetro, poi utilizzate - oltre che per le lenti degli occhiali e per le macchine fotografiche - anche nei parabrezza delle auto.
Dorothée Pullinger, nata in Francia nel 1894 in Francia, ma trasferita in Scozia per seguire le attività del padre, viene invece ricordata per la sua vicinanza ai movimenti per l'emancipazione delle donne e, in particolare, di coloro che lavoravano nell'auto e in generale nella meccanica. Dopo aver lavorato alla Vickers, dove gestiva 7.000 operaie, divenne la prima imprenditrice scozzese delle 4 ruote, facendo indossare alle sue operaie distintivi aziendali con i colori delle suffragette.
Suo padre Thomas Charles era in sintonia con il progresso delle donne ed aveva affermato che "sono meccanici nati, che lavorano il cervello oltre che le mani, e imparano con una rapidità sorprendente. Sono convinta che ci sia un immenso futuro nell'ingegneria per le donne". Fu proprio Dorothée a realizzare assiema al padre la Galloway 10/20 - basata sulla Fiat 501 - che viene ricordata come prima auto pensata e progettata sulla base delle esigenze femminili. Per tutta la sua vita Dorothée ha continuato a fare campagne per sviluppare il ruolo delle donne attraverso la Women's Engineering Society ed oggi rimane un'ispirazione per il futuro 'rosa' dell'industria dell'auto.
Oggi i riflettori sono puntati su Mary Barra, che dal 2014 è al vertice del colosso General Motors dopo 33 anni di carriera in cui ha lavorato più dipartimenti e mansioni, dall'assistente esecutivo alle comunicazioni e alle risorse umane fino a vicepresidente esecutivo per lo sviluppo di prodotti globali e acquisti. Mary Barra - sottolinea il Washington Post - ha utilizzato una leadership inclusiva per raccogliere sostegno dai dipendenti e migliorare le operazioni aziendali. I collaboratori sanno di poter esprimere le proprie opinioni e la Barra, una volta che ha ricevuto diversi input, valuta l'efficacia di tutte le idee e fornisce feedback. Recentemente, parlando della elettrificazione, ha detto alla rivista Stanford Alumni che il suo "compito è stare al passo con il progresso tecnologico in modo che i consumatori possano scegliere. E' così che vinciamo".
Oggi il 'gender gap' - quando si parla di uffici di progettazione, di studi di design, di laboratori di collaudo, di linee di fabbricazione e dei piani più alti - si sta riducendo.
Questo non solo per un mutamente nell'atteggiamento di chi ha la responsabilità della selezione e della organizzazione del personale (tra l'altro moltissime donne sono a capo delle human resources nell'industria dell'auto) ma anche perché il modo di lavorare, complice l'industria 4.0, sta spostando il baricentro di ciò che si richiede ai nuovi assunti. Un recente studio realizzato da Deloitte assieme al magazine Automotive News evidenzia infatti come il 'talento' guiderà la ricerca del personale nei prossimi dieci anni, permettendo alle donne di soddisfare la crescente richiesta di addetti con formazione diversificata e sempre più proiettata verso le grandi novità del settore, come intelligenza artificiale (IA), realtà aumentata e Internet of Things.
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