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Cercando Dio su TikTok, reportage tra i preti youtuber

"Ho cominciato a fare omelie su TikTok quando è arrivato il covid. La gente mi seguiva, soprattutto i giovani, e così ho pensato che Dio abbia voluto darmi lì una comunità di cui prendermi cura". Parla così padre Heriberto Garcia Arias, 35 anni, messicano, che con i suoi due milioni di follower su Tik Tok, Youtube e Instagram è il numero uno degli influencer cattolici del mondo. Sorridente, bello come un attore di fiction, ha deciso che la sua missione è annunciare Dio nel mondo digitale. E se gli chiedi se l'essere un bel ragazzo aiuta in questo, con una disarmante semplicità risponde: "Non è colpa mia...".
    Da Milano c'è don Alberto Rovagnani, 150mila seguaci su Youtube e altrettanti su TikTok. "Avere fede non è da sfigati" esordì tre anni fa in un video destinato ai ragazzi. Da allora di strada (sui social) ne ha fatta molta arrivando anche a battibecchi, sempre virtuali, con Fedez, uno che la rete sa come funziona. Gli hater non lo preoccupano: "Fanno parte del gioco" ma riscontri positivi "ne ho tanti, da tantissime persone".
    I due preti sono a Lisbona, alla Giornata Mondiale della Gioventù, dove, tra i tanti eventi in programma, si è celebrato il primo Festival degli influencer cattolici. Ospite d'eccezione il cardinale onduregno Oscar Maradiaga, 81 anni compiuti. Al canto gregoriano ha sempre preferito il sax ed è amico di Bono degli U2; ha anche un brevetto per guidare aerei ed elicotteri perché era il suo sogno fin da bambino. Al festival degli influencer a Lisbona con grande naturalità, ha impartito ai giovani con i cellulari alzati la solenne benedizione e ha detto che "la rete non è un mezzo ma un territorio di evangelizzazione" e ha chiesto di pregare la Madonna che "è la prima influencer della storia". Frase tra l'altro rubata a Papa Francesco che aveva definito la Madonna così nella scorsa Gmg, quella che si è celebrata a Panama nel 2019.
    Il Festival degli influencer è stato promosso dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. "La Chiesa deve parlare il linguaggio di chi l'ascolta, lo diceva già Paolo VI. Siamo sempre in cammino e oggi non di può non tenere conto della rete", spiega il Prefetto Paolo Ruffini. Alla domanda se qualcuno, nella Chiesa, possa storcere il naso di fronte a questa nuova generazione di religiosi, risponde: "La Chiesa è sempre plurale, ed è di tutti, come sta ripetendo in questi giorni Papa Francesco".
    Nel tempo delle parrocchie vuote e del drastico calo di vocazioni, la Chiesa non disdegna dunque di parlare ai giovani attraverso i suoi influencer. Non solo sacerdoti e catechisti: ci sono anche le suore, con il velo o senza, ma con rigorosamente le sneakers ai piedi. Ester Palma, missionaria spagnola delle Serve del Vangelo della Misericordia di Dio in Corea, youtuber, nel cyberspazio avvicina la cultura coreana ai giovani spagnoli e latinoamericani. Dall'Italia, Vicenza per la precisione, è arrivata a Lisbona suor Monique Naike Borgo. È tra gli influencer che il Vaticano ha coinvolto anche per il Sinodo digitale. Fa radio e comunica sui social ma il convento non le sta per niente stretto e suoi hashtag sono sempre: #vitadasuora #vitafelice.
   

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