Mercoledì 25 Dicembre 2024

America Ferrera, da piccola non aveva neanche una Barbie

Barbie premiere in Los Angeles
© ANSA

Da bambina, America Ferrera non aveva nemmeno una Barbie. La sua famiglia non poteva permettersele e lei ci giocava solo quando andava a trovare una cugina. Nata a Los Angeles nel 1984, ultima dei sei figli di due immigrati onduregni, l'ex ragazza con occhiali, apparecchio e pessimo look protagonista della serie 'Ugly Betty' non aveva certo tra i suoi sogni nel cassetto quello di partecipare al primo kolossal che dà carne, ossa e sentimenti all'iconica bambola Mattel.
    "Il mondo di Barbie non mi ha mai affascinata - ha ammesso in un'intervista al Los Angeles Times (rilasciata prima che gli attori aderissero allo sciopero contro gli Studios) -. Non mi sono sentita rappresentata o riflessa in esso". Da 'Le donne vere hanno le curve' del 2002 e dalla spiritosa Betty che le è valsa fama, Emmys e Golden Globe, Ferrera ha sempre interpretato personaggi femminili che sfidano il canone di bellezza imposto da Hollywood. Proprio questa estraneità deve essere stata l'elemento che ha convinto la regista Greta Gerwig ad affidarle il monologo centrale del suo film già campione di incassi.
    Quattro minuti di teoria e pratica del femminismo contemporaneo che tutte le recensioni hanno esaltato: "epico", "potente", "cruciale".
    Ferrera interpreta Gloria, madre single di figlia adolescente, che vive nel mondo reale e lavora alla fabbrica Mattel. È lei l'eroina del film, perché è lei che scuote Barbie verso il riscatto, con questo flusso di parole che catturano le aspettative impossibili a cui ogni donna deve tenere testa: "Non devi invecchiare, non devi mai essere sgarbata, mai vantarti, mai essere egoista, mai fallire, mai mostrare la paura, mai rompere gli schemi. È troppo difficile!".
    "Greta mi ha passato il copione dicendo: Meryl Streep mi ha detto che questo è il monologo che ha aspettato per tutta la sua carriera. Ma io l'ho scritto per te. Quindi, divertiti'. Che pressione!", ha confessato a Vanity Fair. "Non capita spesso alle attrici latine. Ci sono pochi ruoli creati e pensati per noi a Hollywood e di solito non sono in film da 100 milioni di dollari che analizzano un'icona della cultura americana", ha invece ammesso al Los Angeles Times.
    L'attrice ha poi raccontato a Variety: "Credo di averlo ripetuto 500 volte. Greta mi ha lasciato massima libertà. Poi abbiamo girato per ben due giorni. Avremo fatto 30-50 ciak solo per il mio monologo. Alla fine tutta la crew lo sapeva a memoria!". (ANSA).
   

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