Si scrive nasone, si legge fontanella: è dal 1874 che le caratteristiche fontanelle in ghisa sparse in tutta la città di Roma dissetano turisti e residenti con l’acqua pubblica più buona del mondo, quella della Capitale. Dalla loro posizione privilegiata i nasoni potrebbero raccontare milioni di storie: da quelle più semplici, che parlano di bagnarole con i cocomeri tenuti in fresco per il pranzo della domenica, a quelle più cruente e complesse, che hanno visto le strade della città di Roma come scenario: rivolte, sommosse, pasquinate, la guerra, la pace, la fame, il benessere, la modernità.
In questi giorni di caldo record e in genere in queste estati sempre più calde tutti vanno in cerca dei nasoni come fonte di refrigerio e forse qualcuno di loro, più informato, sa anche che esiste un’applicazione per cercare il più vicino: oggi le vedono così, con il classico cannello liscio che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di nasone , ma una volta l’acqua usciva da bocchette a forma di drago, che si possono ancora trovare ad esempio in piazza della Rotonda, in via di San Teodoro, alle spalle del Foro Romano e in via delle Tre Cannelle.
Alcuni nasoni, circa 70 su un totale di 2500, sono in travertino invece che in ghisa e sono chiamati “della lupa imperiale”, perché l’acqua esce da una testa di lupa in ottone: si trovano per lo più nei parchi e al Villaggio Olimpico.
Le fontanelle di Roma sono un simbolo cittadino e il Neorealismo italiano le ha immortalate anche in sequenze cinematografiche passate alla storia: nell’Accattone di Pasolini, in Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica, in C’eravamo tanto amati di Ettore Scola dove è Vittorio Gassman ad abbeverarsi al nasone di via dei Fienili, dietro al Foro.
Nelle periferie romane i nasoni sono rimasti sempre uguali a sé stessi: veri amici e compagni di vita dei residenti, lontani dai circuiti turistici, sono rimasti al loro posto mentre intorno a loro i profili della città cambiavano, le zone più degradate venivano recuperate e il fermento culturale e sociale portava aria di cambiamento. Testimoni silenziosi di un’era che non esiste più, baluardi di un bene prezioso che deve essere gratuito per tutti e che la città di Roma continua ad elargire, con la sua classica generosità, a chiunque si accosti alla sua bocchetta.