Lunedì 30 Dicembre 2024

Cate Blanchett, omaggio gli aborigeni del mio paese

The Zone of Interest - Premiere - 76th Cannes Film Festival - © ANSA
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The Zone of Interest - Premiere - 76th Cannes Film Festival - © ANSA

"Il mio paese, l'Australia, è un posto sconfinato e magnetico, ma è difficile raccontarlo in un modo audace come ha fatto Warwick Thornton", dice Cate Blanchett, ben consapevole che The New Boy, applaudito a Un Certain Regard a Cannes, potrà fare una lunga strada internazionale grazie al suo nome in cartellone. Questo film, l'attrice due volte premio Oscar (il terzo sfiorato quest'anno con l'interpretazione magistrale della direttrice d'orchestra in Tar) lo ha immaginato e coprodotto, convinta della storia potente da raccontare. Il regista è un cineasta aborigeno alla sua terza opera (a Cannes aveva vinto la Camera d'oro) e di cultura aborigena australiana, della loro religione animista gronda il film in una storia spirituale che la mette a confronto con il cristianesimo e i suoi riti, qualcosa che potrebbe incuriosire il nostro Marco Bellocchio che in Rapito racconta un contrasto tra religione cattolica ed ebraismo.
"Non tutti i supereroi indossano scarpe" ha detto Cate Blanchett al festival tenendo per mano il giovane protagonista di The New Boy, Aswan. Blanchett interpreta sorella Eileen, una suora che gestisce un orfanatrofio convento in mezzo ai campi di grano in sconfinati spazi australiani. Alleva ragazzi perduti, senza famiglia e li educa cattolicamente, fino al battesimo. Un giorno arriva questo bimbetto che non sa parlare, mangia con le mani, ha una strana magia, qualcosa di connesso alla natura e alla terra che quasi spaventa la piccola comunità. Quando la suora riceve un prezioso crocefisso in legno per la piccola Chiesa, il ragazzino senza nome quasi se ne innamora.
"Il film parla dell'estinzione di una religione bella, sostenibile e premurosa. Una religione che può coesistere con altre spiritualità, ma il cristianesimo rifiuta di coesistere con essa", ha detto Thornton. I panorami sono da togliere il fiato, con la colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis in sottofondo: c'è una assoluta accecante bellezza in questi paesaggi. Thornton ha costruito il suo set vicino alla vecchia città mineraria di Burra e ha girato in quell'unica location. La storia è in parte biografica, essendo stato mandato in un collegio remoto da ragazzo dopo essersi messo nei guai nella sua casa di Alice Springs. Ambientata nel 1940 con una guerra si fondo evocata, è una sorta di duello con il selvaggio. Capiamo subito che questo ragazzo silenzioso ha dei poteri speciali, che usa per consolarsi mentre cerca di capire dove si trova: ha delle lucciole che escono dalle sue mani e sono capaci di guarire ferite, emanazione di una sua potente spiritualità. Oltre alla suora interpretata da Blanchett ci sono due aiutanti: George (Wayne Blair), che riconosce nel bambino una natura selvaggia che lui stesso si è lasciato alle spalle, e la premurosa sorella Mamma (Deborah Mailman). I piccoli segreti di suora Cate fanno sorridere, beve vino rosso nella sua stanza e parla con lo scomparso Dom Peter, responsabile dell'orfanatrofio.

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