Nicola Lagioia è pronto per il suo ultimo Salone del Libro con un pizzico di nostalgia, ma soprattutto tanta voglia di guardare avanti. "E' stata un'esperienza importante, ho avuto il tempismo di andarmene prima di annoiarmi e soprattutto di annoiare", sottolinea al Lingotto dove fervono i preparati tra scatoloni e strutture da montare. "Chi non riesce a farsene una ragione che io me ne vada è mia mamma, per lei sarei dovuto restare per sempre", confida ai giornalisti che incontra sulla Pista 500 della Pinacoteca Agnelli, dove sono in programma per la prima volta alcuni incontri.
Il Salone, che apre i battenti domani, ha come sempre numeri importanti: 115 mila metri quadri espositivi, 573 stand, 48 sale e 13 laboratori, per oltre 1600 eventi al Lingotto e oltre 600 sul territorio con il Salone Off. Domani all'inaugurazione sono attesi il presidente del Senato Ignazio La Russa e il ministro Gennaro Sangiuliano. Lagioia ricorda che "ci vorrebbe una legge che tenga conto di case editrici, librerie, biblioteche e scuole che sono i grandi attori della partita" e aggiunge: "Se un ministro della Cultura mi volesse chiedere consigli, io sarò sempre prodigo nel darli".
Il Premio Strega, che lascerà le redini ad Annalena Benini - al Salone è in programma un incontro tra i due - ha anche un'idea sul futuro della kermesse. "Penserei alla fiera a Torino e poi a una scuola - spiega - per coloro che vogliono lavorare negli eventi culturali. Una scuola culturale funzionerebbe molto di più delle scuole di scrittura perché questo è un lavoro che puoi insegnare, mentre il talento è qualcosa di ineffabile. C'è in Italia fame di eventi culturali perché le amministrazioni intelligenti sanno che con un investimento non eccessivo se tutto funziona c'è una ricaduta economica sul territorio. Sarebbe bello se il Salone diventasse un punto di riferimento nazionale".
"Se ripenso a quando sono stato chiamato sette anni fa ho l'impressione che mi avessero chiamato per andare a schiantarmi contro un muro, invece è stata un'esperienza galvanizzante. Ho imparato delle doti diplomatiche che non avevo. Se sei responsabile di un'istituzione devi rinunciare a un pizzico della tua libertà perché se c'è un conflitto tra il tuo pensiero e l'istituzione, se sei un bravo direttore devi salvaguardare il bene della istituzione. Quindi c'è un po' di libertà guadagnata", afferma Lagioia. "La cosa che mi mancherà di più dalla sera del 22 maggio? "Il rapporto con le persone con cui ho lavorato. Quando sono arrivato erano 4 o 5, oggi sono almeno 40. E' una squadra supersonica, forte e molto solida. Speriamo di riuscire a coltivare l'amicizia. Con editori e scrittori ci continueremo a frequentare".
Ora è il momento di pensare al Salone che sta per aprire i battenti. L'anno scorso le presenze sono state 168.000 e anche quest'anno le vendite vanno bene, "Le premesse sono buone. Tutto lascia pensare che sarà un Salone festoso, bello come negli ultimi anni. Ci sono gli autori e le autrici, gli allestimenti sono belli, c'è di nuovo paese ospite, l'Albania e torna una regione la Sardegna", sottolinea Lagioia. "L'unica incognita è il maltempo, ma il Salone è tutto al coperto. Nessuna defezione di editori dall'Emilia Romagna, qualche problema con le scuole, ma stiamo lavorando per spostare la visita dei ragazzi a lunedì", aggiunge Silvio Viale, presidente di Torino Città peril Libro che rappresenta il socio privato del Salone.
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