I colori, con le loro varie tonalità e sfumature, rappresentano una dimensione fondamentale dell’esperienza umana. Sono presenti ovunque: nei paesaggi naturali, nelle opere d’arte, nella moda, nella pubblicità e perfino nel linguaggio quotidiano, in cui le metafore cromatiche si insinuano con naturalezza, talvolta inconsciamente.
Espressioni come “essere al verde” o “vedere rosso” fanno parte ormai del linguaggio comune, eppure, se si riflette sul loro significato, è chiaro che si tratta di espressioni insolite: metafore che associano un colore ad aspetti specifici della quotidianità, non sempre con un chiaro collegamento. Si può fare un viaggio interculturale nel mondo dei colori attraverso l’analisi di espressioni idiomatiche curiose che mettono in relazione sensazioni, emozioni e sfumature cromatiche.
Il colore ha un’importanza fondamentale nello sviluppo delle capacità cognitive dei bambini ed è anche per questo che si è soliti dare loro matite, pennarelli e “carta bianca”. Ma la voglia di sperimentare e di esprimere la propria creatività non sempre si ferma certo quando si diventa “grandi”.
I colori sono uguali per tutti?
Sebbene si riscontrino nella percezione dei colori tendenze universali, il lessico legato ai colori è soggetto a numerose variazioni interculturali, spesso relative all’ambiente in cui è immersa una determinata comunità. Se, ad esempio, in Italia si può sentire chi diventa paonazzo dire di essere “rosso come un pomodoro”, in Polonia lo stesso rossore è associato alla barbabietola (“czerwony jak burak”, letteralmente “rosso come una barbabietola"), vegetale di gran lunga più diffuso nel Paese. Allo stesso modo, se le similitudini “rosso come il sangue” o “blu come il cielo” sono riscontrabili nella maggior parte delle lingue a causa dell’universalità dei riferimenti (i colori del sangue e del cielo sono, per l’appunto, universali), “bianco come una mozzarella” è, com’è evidente, un’espressione tipicamente italiana.
La creatività tra colori e linguaggio
Come sottolineano gli esperti di Babbel, il linguaggio è particolarmente ricco di espressioni “colorate”, ovvero di modi di dire che, per esprimere una vasta gamma di emozioni, stati d’animo e situazioni, fanno riferimento ai colori. La loro origine, però, non sempre è del tutto chiara ed è spesso collegata a simbologie antiche e localizzate. “Imparare a riconoscere e comprendere le sfumature insite in questi modi di dire”, ha commentato ancora Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel, “non solo ci permette di comprendere più a fondo la cultura alla quale appartengono ma anche, più pragmaticamente, di evitare spiacevoli malintesi in contesti internazionali”.
Il colore blu
A tal proposito, meglio non confondere l’inglese “feeling blue” (“sentirsi blu”) con il tedesco “blau sein” (“essere blu”): se l’espressione inglese si usa per descrivere uno stato d’animo di tristezza o di malinconia, la locuzione tedesca viene utilizzata, invece, per descrivere uno stato di ebbrezza avanzato. Nel primo caso, il collegamento tra la tristezza e il colore blu si suppone derivi dal colorito bluastro della pelle e delle labbra delle persone che soffrono di problemi cardiaci, oppure di chi patisce particolarmente il freddo, mentre l’associazione con l’ebbrezza si potrebbe ricondurre alla pausa pranzo dei tintori di lana che, nel Medioevo, usavano mescolare ad un estratto della pianta autoctona del guado (nota per le sue capacità tintorie dal colore blu) dell’alcol, finendo spesso invece per berlo prima di versarlo nel miscuglio. Potrebbe avere un’origine analoga l’espressione “blaumachen”, “fare blu”, parafrasabile come “bigiare/marinare la scuola”, sempre nella stessa lingua.
Il colore verde
L’espressione italiana “essere al verde” che significa “essere senza un soldo”, affonderebbe le sue radici nell’antica usanza medievale di fare indossare a chi andava in bancarotta un berretto di colore verde, come segno di pubblico scherno, mentre altri sostengono derivi dalla “sala verde” di un noto caffè padovano, dove ci si poteva accomodare senza consumare. Invece, la metafora “essere verde d’invidia” non compare soltanto nel patrimonio linguistico degli italofoni, ma anche in quello degli ispanofoni (“estar verde de invidia”) e degli anglofoni (“to be green with envy”); secondo alcuni, l’invidia verrebbe associata al colore verde in virtù del sospetto che l’eccesso di rabbia possa provocare una produzione esagerata di bile, un liquido verdognolo e acido prodotto dal fegato.
Il colore rosso
Il modo di dire francese “être dans le rouge”, letteralmente “essere nel rosso”, che sembra in qualche modo richiamare l’italiano “essere al verde”, sarebbe connesso al simbolismo legato al colore rosso e, in particolare, alla consuetudine di segnare in questa tonalità i numeri negativi negli antichi libretti di conti e nei vecchi registratori di cassa.
In Italia, invece, “vede rosso” chi ha difficoltà a controllare l’ira: in generale, tale colore viene spesso associato ad emozioni forti come la passione, l’amore e, appunto, la collera. Quando una persona si arrabbia, inoltre, aumentano il battito cardiaco e la pressione, nonché il flusso di sangue alla testa, il che può provocare un arrossamento della pelle ed offuscare temporaneamente la vista. Attenzione, però, a non confondere questa espressione con l’inglese “red-eye”, “occhio rosso”: questo termine si riferisce a un volo notturno o ad un viaggio in treno durante il quale non sarà possibile dormire (e, dunque, probabilmente ci si ritroverà con gli occhi arrossati).
Il colore giallo
Nei Paesi anglofoni si dice che “cammina lungo la strada di mattoni gialli” – ossia lungo la “yellow brick road” – chi è sulla via del successo. Tale modo di dire si può ricondurre al romanzo per bambini “Il meraviglioso mago di Oz”: qui, infatti, la protagonista e i suoi compagni di viaggio percorrono una lunga strada colorata di giallo, al termine della quale si giunge alla risoluzione dei problemi e, infine, alla felicità. Ben diverso il significato dell’espressione francese, legata al medesimo colore, “rire jaune” (letteralmente “ridere giallo”), che indica una risata forzata e ipocrita. Nel corso del Medioevo il colore giallo era talvolta associato all’imbroglio, al tradimento, alla malattia e persino alla morte (mentre in altri contesti aveva invece un valore positivo, simboleggiando la ricchezza, la prosperità, il potere o la luce divina).
Il colore grigio e il colore rosa
Se un germanofono dice che qualcuno “dipinge tutto ciò che è grigio di grigio” (“alles grau in grau malen”) intende dire che è un pessimista che vede il mondo come acromatico e monotono; è il contrario della locuzione verbale italiana “vedere tutto rosa”, che indica chi è particolarmente ottimista - il rosa viene tradizionalmente associato, in cromologia, all’affetto, alla serenità e alla gioia. Altra espressione legata a questo colore è “to be in the pink”: nei paesi anglofoni, chi si trova “nel rosa”, si sente fresco e in salute; pare risalga, però, non al colore, bensì ad un omonimo fiore, il garofano, considerato nel 1500 l’apice dell’estetica floreale. La parola “pink”, nel significato di “rosa, fucsia” è attestata infatti soltanto a partire dal diciannovesimo secolo.