Boris Becker è "un uomo brillante, carismatico, superfamoso e un po' naif. Lui vive come gioca a tennis: si butta a rete, prende dei rischi e si gioca il tutto per tutto". Lo dice il documentarista Premio Oscar Alex Gibney, nella sua docuserie in due parti dedicata al campione di tennis tedesco, "The World vs. Boris Becker", che dopo il debutto al Berlino Film Festival, arriva su Apple Tv+ dal 7 aprile.
Gibney ripercorre la vita dentro e fuori il campo del tennista, vincitore nel 1985 a soli 17 anni di Wimbledon, il primo dei sei tornei del grande Slam conquistati per un totale di 49 titoli in carriera di singolo e 15 di doppio. Si parte dal capitolo più duro, la condanna in Gran Bretagna nel 2022 a due anni e mezzo di prigione per bancarotta fraudolenta.
Una pena di cui comunque ha scontato in prigione solo 8 mesi, avendo beneficiato a dicembre di uno schema fast-track, con l'estradizione nel paese d'origine, la Germania, dove può scontare in libertà il tempo rimanente della pena, ma senza poter fare ritorno nel Regno Unito fino al 2024. Una svolta che gli ha anche consentito di partecipare alla presentazione del documentario alla Berlinale. Il film non fiction è punteggiato da decine di filmati, dagli incontri più memorabili della sua carriera (evocati da Gibney con toni da western) a interviste e reportage, foto e documenti e interventi fra gli altri, dell'ex moglie Barbara (madre di due dei quattro figli del campione) e colleghi famosi come John McEnroe, Biorn Borg, Mats Wilander e Novak Djokovic (di cui Becker è stato allenatore per un periodo), Nick Bollettieri e la compagna più recente, Lilian de Carvalho Monteiro. Cuore del film non fiction sono due lunghe interviste di Gibney con Becker, una nel 2019, e l'altra nel 2022, due giorni prima del verdetto sul suo processo. Una conversazione nella quale il tennista più volte non trattiene le lacrime: "Non so cosa aspettarmi, sono al mio punto più basso, ma non fuggirò, accetterò qualunque sentenza arrivi- sottolinea - Comunque questa non è la mia fine, ci sarà un altro capitolo ". Boris "è come un bambino con una fiamma davanti - spiega Ion Tiriac, manager per molti anni di Becker - alla quale si avvicina il più possibile per vedere fino a che punto riesce a non bruciarsi". Un 'bambino' che ha iniziato a vincere tornei a sei anni. "Sono sempre stato un grande lavoratore. Il mio eroe crescendo era Bjorn Borg, lo adoravo. Quando giocavo immaginavo di essere lui e vincevo". Il trionfo a Wimbledon lo rende una superstar mondiale, obiettivo dei tabloid, pieno di flirt e fidanzate e al centro di un fiume di denaro. Una vita sotto i riflettori che Becker ha percorso con molti alti e bassi, compreso un periodo in cui non riusciva a dormire senza sonniferi. Ad aiutarlo a rialzarsi, l'incontro con Barbara e una determinazione che lo porta a diventare il primo al mondo nel 1991. "Nella prima parte della mia carriera la mia più grande forza era la mia potenza, nella seconda la mia mente" osserva.
Il ritiro arriva a 31 anni, nel 1999: un cambio di vita che lo porta a divorziare dalla moglie Barbara (anche per lo scandalo di una figlia, Anna, poi riconosciuta, nata dal rapporto di una sera con una cameriera). Per Boris, che inizia una brillante carriera di commentatore televisivo, arriva una prima condanna, nel 2002, a 2 anni con la condizionale per evasione fiscale.
"Molti di noi pensano che la quantità di denaro guadagnato da giocatore continuerà ad arrivare - spiega Becker - così continui a spendere". Tra le disavventure, oltre al tracollo economico degli ultimi anni, c'è stato l'essere stato convinto da un imprenditore tedesco di essere diventato un attaché sportivo della Repubblica Centrafricana: In realtà gli era stato dato 'dall'amico', a sua insaputa, un passaporto rubato.
"Sono l'ultima persona che può lamentarsi della propria vita - ha spiegato Becker a Variety -. Ho 55 anni e sono molto orgoglioso delle cose che ho fatto. Ma ho commesso degli errori".