Nella squadra italiana per gli Oscar del 12 marzo, guidata da Alice Rohrwacher con il corto fiabesco Le Pupille (che i media Usa specializzati come Deadline danno per favorito, scongiuri inclusi) e da Aldo Signoretti nel team dei make up & hair di Elvis di Baz Luhrmann, oltre al giovane Lorenzo Zurzolo coprotagonista con gli asini di EO di Jerzy Skolimowski c'è anche Maria Sole Tognazzi. "Una grande emozione - racconta all'ANSA la regista che sta partecipando a Los Angeles Italia - perchè il progetto per il quale è candidata come canzone miglior originale Applause, composta da Diane Warren, 13 volte candidata al Premio Oscar e interpretata da Sofia Carson, cantautrice, attrice e attivista, è un inno alle donne ed è parte di un progetto davvero straordinario per il quale non ho esitato un secondo a dare il mio sì". Il progetto è il film TELL IT LIKE A WOMAN, prodotto da ILBE di Andrea Iervolino e Lady Bacardi e We Do It Together di Chiara Tilesi, che dopo l'anteprima mondiale al Taormina Film Festival ha avuto uno screening eccezionale al palazzo di vetro dell'Onu a New York davanti all'assemblea plenaria a fine febbraio. "E' un film collettivo - prosegue Tognazzi - qualcosa di speciale sin dalla impostazione: sette registe per 7 corti e in 5 lingue, tutte storie, apparentemente slegate tra loro ma che sono tratte da storie vere, storie di donne, di coraggio e di determinazione dall'Italia all'Argentina, dall'India agli Stati Uniti passando per il Giappone".
Oltre a Maria Sole Tognazzi le altre registe sono Lucía Puenzo, Catherine Hardwicke, Leena Yadav, Mipo O, Taraji P. Henson, Lucia Bulgheroni e Silvia Carobbio. "Nel mio segmento Unspoken ho potuto coinvolgere come protagonista Margherita Buy. La cosa più bella è proprio la solidarietà tra tutte noi che abbiamo partecipato al progetto. Ci sono voluti sei anni per metterlo insieme, è diverso da tutti gli altri film, dentro ci sono tematiche importantissime come empowerment e violenza di genere, Tell it like a woman è proprio un esempio di quella sorellanza nella quale io credo e non solo l'8 marzo, qui le forze di tante donne si sono unite. Nel mio lavoro penso sempre che lo sguardo di una donna non deve avere differenze, deve rivolgersi alle donne e agli uomini. Come regista - aggiunge - penso che un compito importante che abbiamo è quello di rendere i nostri personaggi dei soggetti, per tanto, troppo tempo, specie nei confronti delle donne il cinema le ha oggettivizzate, trattate come oggetti. Per me la cosa fondamentale è come le donne vengono raccontate e per questo faccio il mio cinema".
Quanto siamo lontani dalla parità in Italia? "C'è ancora tanto tanto da fare però ci sono anche tante buone intenzioni. Ci vuole un cambiamento prima di tutto culturale e secondo me è già iniziato, ora dobbiamo essere vigili che nessuno lo fermi e poi ma con piacere noto - prosegue ancora - che le giovani generazioni già sono un bel passo avanti e oltre nonostante il mondo in cui viviamo".
E il cinema in Italia come è messo? "Finchè ci poniamo la questione vuol dire che il tema è in piedi, sogno il giorno in cui questa domanda non si farà più. Io sento che abbiamo tanta responsabilità, io non mollo. Ogni film che faccio è un passo". Di ritorno da Los Angeles, Tognazzi è alle prese con la post produzione del nuovo film. "S'intitola Dieci Minuti, l'ho scritto con Francesca Archibugi e girato tra Roma, Napoli e Palermo con un bellissimo cast con Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy e Alessandro Tedeschi e ancora una volta è un film sulle donne, sento proprio come esigenza di raccontare personaggi femminili esplorandone forza e fragilità. Qui ci sono tre donne meravigliose interpretate da tre attrici che amo molto.". Il film, prodotto da Indiana Production con Vision Distribution, liberamente ispirato all'omonimo romanzo (Feltrinelli) di Chiara Camberale racconta di 10 minuti che possono cambiare il corso della giornata e forse della vita. Questo è quello che scoprirà Bianca nel pieno di una crisi esistenziale. Nuovi incontri, la scoperta di legami speciali e l'ascolto di chi ci ha sempre voluto bene. "Un racconto caldo e appassionante di rinascita".
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