Lunedì 25 Novembre 2024

Donne e gender gap, tutti i tetti di cristallo ancora da abbattere

Donne Ceo nelle società quotate sono nel 2022 solo il 7.5% @iStock. - © ANSA
Giorgia Meloni - © ANSA
Elly Schlein - © ANSA
Margherita CASSANO PRESIDENTE DELLA CASSAZIONE, � LA PRIMA DONNA - © ANSA
Italian Prime Minister Giorgia Meloni - © ANSA

Abbiamo per la prima volta nella storia d'Italia una donna presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Per la prima volta  presidente di Cassazione è stata nominata una donna, Margherita Cassano. Per la prima volta il partito della sinistra, il Pd, ha eletto una donna alla segreteria, Elly Schlein.

Ascolta "La tendenza della settimana - 8 marzo di lotta per le donne sotto attacco (di Alessandra Magliaro)" su Spreaker.  

 

 

Nel giro di pochi mesi sono stati conseguiti, e questi sono tre esempi, grandi risultati in merito ai soffitti di cristallo da abbattere. C'è da festeggiare (si siamo nel 2023 e in Italia queste sono notizie) per questo e l'8 marzo Giornata internazionale della donna è una data del calendario che non si dimentica, ma a tutti è chiaro che nonostante i risultati conseguiti, anche nel mondo occidentale le pari opportunità per il genere femminile sono di là da venire. E che intorno al gender c'è tanto ancora da chiarire per evitare incomprensioni.

Intanto alcuni dati sul tema delle pari opportunità in generale. Sono stati resi noti di recente dopo aver raccolto spunti di riflessione e idee di esperti e leader aziendali,  da Mazars in collaborazione con il Gender Balance Observatory, in un report sulla carriera delle donne che attesta:
· il 60% circa dei laureati nel mondo sono donne, ma poche ancora nella leadership aziendale
· nel 2019, solo il 20% dei membri dei CDA a livello globale erano donne
· fino al 2019, nelle società Stoxx Europe 600* solo il 17,4% di donne nei CE
· nel 2022 solo il 7,5% di donne come CEO nelle società Stoxx Europe 600*
E individua otto pregiudizi che ancora oggi, nelle organizzazioni, rallentano gli sforzi per promuovere la diversità di genere:
· Mito n°1: "Le donne non hanno o hanno meno ambizioni";
· Mito n°2: "La maternità non è compatibile con una posizione di leadership";
· Mito n°3: "La donna invisibile" o "Non riusciamo a trovare candidate donne competenti nel pool di talenti";
· Mito n°4: "Le donne sono avverse al rischio";
· Mito n°5: "Il lavoro part-time non è compatibile con i ruoli di leadership";
· Mito n°6: "Le disuguaglianze di genere si riscontrano soprattutto ai vertici aziendali";
· Mito n°7: "Esistono lavori da uomini";
· Mito n°8: "Le quote non sono basate sul merito, sono ingiuste nei confronti degli uomini e rischiano di spingere le donne incompetenti in posizioni chiave".
Tanti ancora gli stereotipi vissuti sulla propria pelle
1 ragazza su 2 si sente limitata, nelle scelte sul futuro, da stereotipi e retaggi maschilisti e il lavoro è percepito come il luogo più a rischio discriminazione.
È quanto emerge dall’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group, che quest’anno ha coinvolto oltre 2000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni. Se il presente è complesso, le giovani sono consapevoli che, in futuro, da adulte, dovranno lottare anche di più. Ritengono, infatti, che il luogo in cui si assiste a più discriminazione o violenza di genere sia il lavoro: è al primo posto nelle loro risposte seguito dal web e dai mass media. Le ragazze di oggi fanno fatica a sognare, ma neanche progettano “in grande” il loro futuro.
Più della metà delle intervistate, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le ambizioni e le passioni vengano limitate dagli stereotipi e retaggi maschilisti. Al secondo posto viene indicata l’assenza di una rete di sostegno, al terzo la mancanza di modelli a cui ispirarsi. Una mancanza sottolineata anche dal fatto che per il 20% di loro “non c’è nessun modello di riferimento” e per il 30% il principale modello è la propria mamma. In sostanza una su 2 non ha modelli esterni alla famiglia a cui riferirsi “idealmente” per progettare il proprio futuro.
Il divario di genere a scuola
“C’è molto da fare per il futuro delle giovani donne nel nostro Paese - dichiara Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes – è urgente un cambiamento culturale che non può che partire dalla scuola. Occorre lavorare affinché genitori e insegnanti incoraggino le ragazze a seguire percorsi di studio che permettono carriere vicine ai loro reali desideri, al netto dei condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre e infermiere. Ogni anno con la nostra campagna indifesa ci impegniamo a diffondere i dati della violenza e delle discriminazioni, ma cerchiamo anche di offrire a ragazze e ragazzi percorsi che possano accrescere la loro consapevolezza su queste tematiche e proporre nuovi modelli per essere davvero leader del cambiamento per una società più equa e inclusiva”
La mancanza di modelli di riferimento e gli stereotipi non aiutano le giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), per cui l’Italia detiene il record europeo negativo: le italiane neet ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni sono ben il 25%. Come racconta il dossier indifesa 2022 di Terre des Hommes, La situazione è determinata da un lato, da convenzioni o vere e proprie pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, e rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli.
Il divario di genere nell’educazione non finisce qui, denuncia il dossier indifesa 2022. Sebbene le ragazze rappresentino quasi il 60% dei laureati in Italia – una quota stabile da dieci anni a questa parte – la loro presenza all’interno dei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) è decisamente più ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno accademico 2020/2021 le studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem sono il 21%, la metà rispetto agli uomini. Eppure, la laurea in una disciplina Ict, come ingegneria o più in generale nelle materie scientifiche, permette di avere migliori sbocchi occupazionali e maggiori possibilità di guadagno.
Il gender gap in economia
Un altro gender gap è quello legato a ciò che viene definita “educazione finanziaria”: dal gestire un conto corrente o calcolare il tasso di interesse di un prestito a capire un investimento finanziario. I più recenti test Pisa-Ocse evidenziano come, in media, i livelli di alfabetizzazione finanziaria dei maschi 15enni siano superiori di due punti percentuali rispetto a quelli delle coetanee. Il gap in Italia è addirittura di 15 punti.
Se il futuro è in pericolo, il presente è già compromesso. Basti pensare che il 47,78% delle giovani ha dichiarato all’Osservatorio indifesa di aver assistito a una violenza fisica. Non va meglio con la violenza psicologica: 7 ragazze su 10 ha assistito ad episodi di questo tipo. La realtà non è rassicurante per le nuove generazioni: le giovani percepiscono il rischio della solitudine e dell’isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del bullismo (17,90%) e della violenza sessuale (17,39%). Per l’82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro. Tra i rischi mettono al primo posto il cyberbullismo. Non migliora la situazione nella vita offline: il 23,14% sente il pericolo della solitudine e dell’isolamento sociale il 19,72% quello della violenza psicologica, il 17,70% del bullismo e il 17,39% della violenza sessuale. Per quasi il 34% delle intervistate, d’altra parte, non si stanno facendo passi avanti nella parità di genere.

 

 

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