- La chiama 'la lupa' al posto di Anna, "mi viene spontaneo, mi viene dal profondo", racconta Monica Guerritore entrando al teatro Quirino a Roma, per la conferenza-performance sulla Magnani. Guerritore, che sta chiudendo gli accordi per realizzare un film - "a marzo chiederemo al ministero gli aiuti come opera prima, la mia, attempata ma sempre opera prima" - ha avuto l'idea di convogliare tutta questa passione sulla grande attrice premio Oscar nel '56 per La Rosa Tatuata, nelle modalità che le sono proprie, quelle del palcoscenico.
"La mia frequentazione del tutto immaginaria con Anna Magnani - dice in un'intervista all'ANSA - è davvero antica, l'ho sempre sentita vicina, affine nel modo di essere, di difendersi dall'appiattimento, dai luoghi comuni, dalla dittatura del conformismo estetico. E' sempre stata totalmente al riparo dalle convenzioni. Ed è come se mi abitasse dentro". L'incontro "è dall'epoca della Lupa - il film del '96 da Verga diretto da Gabriele Lavia e con Raoul Bova, ndr - non l'ho più lasciata e dentro di me ha cominciato ad essere sempre più presente come figura di riferimento, come musa: Anna Magnani è il talento che per lei, come per me, è il segno della libertà".
Documentari sono stati realizzati sull'attrice, ma l'opera di Guerritore è la prima pellicola in assoluto sulla vita di Anna Magnani così come per la prima volta in Italia un film vede la sua nascita in pubblico, in una sala teatrale, con una lettura di alcune parti della sceneggiatura. "Racconto Magnani, la sua grandezza che è stata anche la fonte della sua solitudine, racconto di quell'Oscar del 21 marzo 1956 che doveva cambiarle la vita, dando sicurezza e invece non la cambiò affatto. Si ritrovò almeno in Italia su un crinale della storia del cinema a lei non favorevole, arrivavano le attrici bellissime e formose, lei - prosegue Guerritore - rimase invece sempre fedele a se stessa con la sfacciataggine di chi ha il talento più grande di tutti, ma non bastò affatto, la sua vita è stata piena di ferite e di dolori anche se oggi ce ne dimentichiamo". (ANSA).
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