Con il tacco, rasoterra: un centinaio di scarpe usate sono state verniciate di rosso. Sono le red shoes, le scarpe simbolo in tutto il mondo dei femminicidi. L'installazione di Elina Chauvet, l'artista messicana che l'ha ideata è ora anche nel film Zapatos Rojos di Carlos Eichelmann Kaiser una co-produzione Messico-Italia, presentata a Venezia, distribuito in Italia da 102 Distribution. "Difficile dire da dove sia arrivata l'ispirazione per questo progetto, ma di certo il pensiero immediato - ha detto all'ANSA Chauvet - è venuto dall'omicidio di mia sorella. Per me è stato un processo di guarigione, io passo dalla pittura all'installazione nel 2009 perché vivendo allora a Ciudad Juárez notavo quanto stesse crescendo il numero di femminicidi e questo mi ha fatto venire in mente l'idea dell'installazione, per alzare la mia voce contro la violenza sulle donne".
Quelle scarpe rosse esposte nelle strade, piazze, scuole, palazzi istituzionali, in risposta all'ondata di femminicidi in Messico ha dato vita al movimento, ripreso poi nel 2020 quando un gruppo di attiviste ha dipinto 300 paia di scarpe rosse e indetto uno sciopero di 24 ore, in cui le donne si sono assentate dai luoghi di lavoro e dalla vita pubblica, utilizzando l'hashtag #UnDiaSinNosotras. Un attivismo che fa parte della rete transfemminista mondiale Non una di meno. "La relazione tra arte e attivismo è molto stretta, Red Shoes è diventato un movimento socio-politico, non solo una protesta, il mio è un pezzo di arte che è politico e sociale allo stesso tempo", ha proseguito l'artista 63enne. .
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