"I personaggi di questo film sono dei cannibali che lottano e cercano di essere amati nonostante siano isolati dal resto del mondo. E della solitudine sappiamo tutti qualcosa dopo aver attraversato il lockdown. Il messaggio? Sta allo spettatore trovarlo. Siamo in un'epoca in cui ci si sente naturalmente diversi tra covid, riscaldamento globale e ritorno al passato con alcuni stati che guardano al sovranismo". Così l'attore statunitense con cittadinanza francese Timothée Chalamet, a Roma con il regista Luca Guadagnino per presentare BONES AND ALL, già in concorso al Festival di Venezia (dove ha vinto il Leone d'argento per la regia) e in sala dal 23 novembre con Vision Distribution (con il divieto ai minori di 14 anni). Un lavoro sicuramente di confine, estremo, quello di questo film, adattamento di David Kajganich del romanzo omonimo di Camilla De Angelis (edito da Panini Books), perché mescola, con grande azzardo, due registri stridenti fra loro: la love story on the road e l'horror (metafora di chi vive ai margini ed è in cerca di identità). Ambientato negli anni Ottanta e dichiarato omaggio al cinema americano, BONES AND ALL ha come protagonisti Maren (Taylor Russell, premio Marcello Mastroianni a Venezia), ragazza di diciotto anni, che sembra del tutto normale se non per il fatto che ama mangiare carne umana, e Lee (Chalamet), un ragazzo pieno di fascino. Sarà lui ad accompagnarla alla ricerca della madre con il suo pick up di ultima generazione, cercando con lei di sfuggire alla loro maledizione e di vivere finalmente una vita normale. E questo nel segno di 'Love set free'. (ANSA).
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