La cosa di cui sono più fiero è "che abbiamo cambiato il modo di pensare di un intero Paese". Lo dice all'ANSA con un sorriso Franco Grillini, bolognese doc, classe 1955, una delle principali figure di riferimento in Italia della lotta per i diritti Lgbt+. Filippo Vendemmiati lo racconta nel documentario Let's Kiss - Franco Grillini Storia di una rivoluzione gentile prodotto da Genoma Films con Albedo che, dopo il debutto alla Festa del cinema di Roma nella sezione autonoma Alice nella città, arriva da fine ottobre con una rete di proiezioni in 150 sale e più avanti su Sky.
Con l'energia, l'ironia e il carisma che l'hanno sempre contraddistinto, Grillini ripercorre la strada con il movimento che l'ha visto anche presidente dell'Arcigay (ora ne è presidente onorario), parlamentare e consigliere regionale. Una vita di battaglie pubbliche e personali (compresa quella più recente con un mieloma multiplo) punteggiata nel racconto da straordinario materiale d'archivio trovato da Vendemmiati, già autore di documentari come "È stato morto un ragazzo-Federico Aldrovandi", vincitore del David di Donatello. "Franco oltre a essere un amico è un pezzo di storia
le due cose non sempre vanno d'accordo ma lui mi ha aiutato molto - sottolinea il regista - perché ha una narrazione molto poetica e musicale e ha accettato tutto quello che gli abbiamo chiesto con una disponibilità non facile da trovare".
Fra i periodi più complessi ripercorsi nel documentario, spiega Grillini, "ci sono stati gli anni '80 in cui si è diffuso l'Aids. Gli omosessuali furono incolpati a torto, visto che un virus non ha morale, della diffusione di quella che è una pandemia ancora in corso. La stragrande maggioranza dei casi di malati nel mondo non era gay, ma molti hanno usato quella tragedia per darci addosso. Si scatenò un festival dell'omofobia e noi ci trovammo da soli a combattere un nemico sconosciuto che per anni è sembrato invincibile". L'Arcigay, fino all'inizio degli anni '90, era l'unico soggetto "che si muoveva in Italia in questo campo", con campagne di informazione e prevenzione (compresa la distribuzione di preservativi gratis) perché lo Stato aveva deciso di alzare bandiera bianca, non intervenendo.
Noi parlandone siamo riusciti a sconfiggere molti pregiudizi". Era importante con il documentario "portare ciò che hanno rappresentato certe battaglie alle nuove generazioni, in modo che certi drammi e violenze non si ripetano in futuro". Per quanto l'Italia sia cambiata, scontri come quelli sulla Legge Zan fanno comprendere quanto ci sia ancora da fare: "La legge di contrasto all'omofobia e transfobia si trascina da 28 anni - ricorda Grillini -. Abbiamo iniziato a combattere nel 1993, con la legge Mancino. Noi banalmente chiediamo l'applicazione di quella legge (che condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, ndr) anche per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. Ed è una questione semplicissima perché c'è in tutti i paesi europei. Quando sento Salvini o Meloni tuonare contro mi chiedo perché, visto che in altri Paesi è stata voluta anche dalle destre. In Francia ad esempio l'ha fatta Sarkozy ed è molto più radicale della legge Zan. E' una battaglia che dura da una vita. Adesso speriamo che, complici anche alcuni scandali, la politica arrivi a più miti consigli.
La legge Zan, che oltretutto è ultramoderata, deve essere approvata. Non possiamo finire questa legislatura senza nemmeno un provvedimento sui diritti civili".
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