Il cinema inquina? Sicuramente sì. Tutti i mezzi di ripresa, le logistiche impattanti, le scene da ripetere, le costruzioni scenografiche, per non parlare dei trasporti delle troupe e dei 'cestini' ossia i pranzi preconfezionati monoporzione che per contratto cast e tecnici devono avere. Sono solo alcuni esempi tradizionali di quello che può riguardare l'impronta di un set rispetto all'ambiente, un tema sempre più socialmente ed economicamente coinvolgente e la Giornata per la Terra di domani 22 aprile è l'occasione per parlarne. In Italia 1500 settimane di produzione generano migliaia di tonnellate di anidride carbonica. Una ricerca fatta nel Regno Unito ha dati precisi: il settore cinema e audiovisivo consumerebbe, in media annua, l'equivalente di una lampadina accesa per 500.000 anni o 90.000 vasche da bagno di benzina (250/gg) o 7.000 voli aerei intorno al mondo. Lasciando da parte le statistiche tutt'altro che incoraggianti, il tema sostenibilità, parte del Green Deal dell'agenda europea 2030, sta imprimendo cambiamenti forti in ogni settore e l'audiovisivo non è da meno.
Sui set la svolta green è in pieno boom, con grande impegno di tutta la filiera a cominciare dalle produzioni. E' chiaro che le riprese sono il momento più inquinante ma non è l'unico. Non a caso anche i festival si stanno attrezzando e dopo alcuni segnali già colti ad esempio alla Mostra del cinema di Venezia da qualche anno, Cannes 2021 ha annunciato per l'attesa nuova edizione di luglio (6-17) in presenza, un cambio di passo radicale. Il festival vuole diventare nelle intenzioni degli organizzatori parte di una rete in cui gli eventi culturali danno l'esempio, essere insomma essi stessi attivisti ambientali. Nella pratica quello che farà Cannes è quello che anche sui set italiani si comincia a fare, ossia:
eliminazione totale delle bottiglie di plastica, catering responsabile con prodotti a km zero, materiali biodegradabili, uso di auto elettriche o ibride per i trasporti, avvicinare al 100% il tasso di recupero dei rifiuti, incentivare la mobilità soft ossia a piedi, in bici o con mezzi elettrici. In più il festival (che quest'anno farà pagare una tassa ambientale di 20 euro) userà meno red carpet (in genere veniva cambiato almeno una volta al giorno) e in materiale riciclato e riciclabile. In Italia apripista è stato il produttore di tempesta Carlo Cresto Dina (suoi i film di Alice Rohrwacher ad esempio) che 10 anni fa ha fondato EcoMuvi con un disciplinare aggiornato di recente in materia di normative europee sulla sostenibilità e per l'inclusione di un ciclo vita completo del prodotto, fino all'aggiunta di alcuni reparti finora poco rappresentati (cosmesi, tessile, welfare animale sul set, smaltimenti e donazioni). "Società importanti come Indiana e Mompracem lo hanno adottato con successo per i loro film, riducendo drasticamente le emissioni e risparmiando denaro. In questi anni - spiega all'ANSA Cresto Dina - il nostro esempio è stato seguito, sono stati pubblicati altri protocolli. EcoMuvi, che è gratuito e a disposizione, è uno dei pochissimi al mondo interamente certificabili, che permette cioè di misurare scientificamente la riduzione totale delle emissioni". Tra l'altro è nata una nuova figura professionale: l'ecoMuvi manager che verifica e certifica il rispetto del protocollo.
Attualmente tre set aperti, non tempesta, lo stanno adottando: "Io e Spotty" di C. Gomez prodotto da Mompracem, in associazione con Madeleine e con Rai Cinema, "Princess" (titolo provvisorio) di Roberto De Paolis, prodotto dalla Young Films e Indigo Film con Rai Cinema, "Tutti per Uma" di Susy Laude, prodotto da Camaleo con Elly Films (Austria), che sarà distribuito da Vision Distribution. E attualmente in post produzione, con uscita prevista nel 2021, anche Ariaferma di Leonardo Di Costanzo con Toni Servillo e Silvio Orlando, prodotto da tempesta con Rai Cinema, distribuito in Italia e all'estero da Vision Distribution. Il tema riguarda non solo il cinema ovviamente, ma tutto l'audiovisivo: i set televisivi sono a loro volta molto impattanti sull'ambiente. La seconda stagione della serie Sky Original, Romulus di Matteo Rovere, le cui riprese sono previste a maggio, ha l'ambizione di essere la più ecosostenibile di sempre, parte del piano di Sky di diventare Net Zero Carbon entro il 2030. In partnership con Albert e con Zen2030, il nuovo set di Romulus (produzione Sky, Cattleya e Groenlandia in collaborazione con ITV Studios) ambisce alla certificazione ufficiale Albert di produzione sostenibile. E anche Netflix annuncia il progetto Emissioni zero + Natura, con l'obiettivo di raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro la fine del 2022.
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