Nel quadrilatero della moda, a Milano, la scorsa primavera le vetrine di Dolce & Gabbana avevano il sapore della pasta e della dieta mediterranea. Come gli abiti che Moschino mandò in passerella nel 2006, anno della vittoria della Nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Berlino: un inno all'italianità, con decori tricolori, fra stampe di pasta e di invitanti pomodorini. Moda e cucina in una contaminazione reciproca che viene "indagata" dalla giornalista Elisabetta Arrighi, in "Dall'atelier alla cucina. Arte, moda e grandi menu" (Edizioni Ets Pisa, 160 pp., 16 euro) con 26 ricette dello chef Emanuele Vallini. Nel libro 19 personaggi intervistati si raccontano e raccontano i loro gusti e piatti e le loro ricette preferite che realizzano ai fornelli per gli amici. Fra gli intervistati Angela Caputi, Wanny Di Filippo fondatore del Bisonte, la presidente di Sevenbell Roy Roger's Patrizia Biondi, Nicoletta Lebole, Caterina e Marco Mantovani di Locman, Chiara Boni, Elisabetta Armellin, Ermanno Scervino.
Nella parte iniziale del volume, prima delle interviste e delle ricette, alla domanda "Perché la cucina è un'arte?" risponde il gastronomo, giornalista, sommelier e scrittore Leonardo Romanelli, mentre la storica dell'arte Antonella Capitanio e la storica della moda Bruna Niccoli (entrambe docenti dell'Università di Pisa) dialogano sul tema "Arte, moda e cibo". L'architetto Elisabetta Cianfanelli, presidente del corso di laurea magistrale fashion system dell'Università di Firenze Design Campus, analizza invece come oggi l'arte, la moda e il cibo si leghino fra loro. Singolare, infine, il capitolo di Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, toscana trapiantata a Milano. "Belli da mangiare, il cibo nei gioielli tra arte, moda e design": sono pagine dalle quali emerge come gioiello e cibo abbiano un intrinseco rapporto con il corpo.
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