(di Paolo Levi) - Talvolta anche i più grandi serbano i propri scheletri nell'armadio. Stando al quotidiano The Guardian, non sfugge alla regola Marcel Proust, che allungò una bustarella ad alcuni giornalisti dell'epoca affinché pubblicassero entusiastiche recensioni de 'La Strada di Swann', il primo tomo di 'Alla Ricerca del Tempo Perduto'. In occasione della vendita a Parigi, domani 30 settembre, di un raro esemplare di quel volume, una serie di lettere dell'autore rivelano che usò metodi non propriamente corretti per ottenere buona stampa. Sul suo sito web, France Tv Info, evoca addirittura il reato di "corruzione". Proust non solo finanziò quelle recensioni, ma addirittura le scrisse, in certi casi, di proprio pugno.
"L'autore francese pagava affinché delle critiche elogiative de 'La Strada di Swann' venissero pubblicate sui giornali", scrive il Guardian, precisando appunto che era lui stesso a redigerle e le "faceva battere a macchina dal suo editore (Louis Brun, un dipendente della Maison Grasset) affinché non trasparissero tracce della sua calligrafia". Quelle missive rientrano nel lotto messo in vendita domani da Sotheby's, insieme alla preziosa copia della Strada di Swann su 'carta giapponese imperiale' che l'autore regalò a Louis Brun per ringraziarlo di averlo aiutato ad orchestrare lo stratagemma. Un volume stimato tra i 400.000 e i 600.000 euro. Secondo il Guardian, Proust avrebbe sborsato 300 franchi dell'epoca, era il 1913, affinché un commento positivo del suo libro venisse pubblicato in prima pagina sul Figaro, il quotidiano per il quale talvolta collaborava. Altri 660 franchi furono devoluti a un'altra fioritura di elogi sul Journal des Débats. Nell'astuto esercizio di autopromozione, Du côté de chez Swann viene descritto (dal suo stesso autore) come un "piccolo capolavoro" che "spazza in un soffio i vapori soporifici" degli altri volumi pubblicati in quella stagione letteraria. La scrittura, "quasi troppo luminosa per l'occhio (...) suggerisce la quarta dimensione del cubismo", aggiunge, paragonando l'opera a quella di Charles Dickens.
In una lettera, Proust tuona contro Le Figaro, deplorando che il giornale abbia cancellato la menzione "l'eminente Marcel Proust" da un articolo su di lui. E' noto che lo scrittore parigino pagò di tasca sua per l'uscita di Swann, il primo tomo di quello che viene ormai considerato come uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale. E però, prima di pubblicarlo, l'editore Bernard Grasset non manifestò particolare entusiasmo: "E' illeggibile", disse, prima di cedere alle pressioni Louis Brun. Secondo il Guardian, il marketing occulto di Proust aveva anche l'obiettivo di tirare le vendite in modo da rimborsare le spese di pubblicazione da lui sostenute. Pagare per ottenere degli elogi sui giornali, o farlo da sé, era una pratica "corrente all'epoca", ricorda Benoit Puttemans, specialista bibliofilo di Sotheby's. "Proust lo ha fatto con piglio da maestro, senza mai essere troppo diretto". E poi la storia ha già pronunciato il suo verdetto. Se una piccola scorrettezza avrà consentito di trasmettere ai posteri quell'immenso patrimonio letterario denominato 'Recherche', a oltre un secolo dalla sua pubblicazione, c'è poco da recriminare: ha fatto bene Monsieur Proust.