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Contro l'anoressia la community on line delle ragazze in lotta

 I social, per i modelli falsati che offrono "possono rappresentare "un inferno" spiega la regista, Maruska Albertazzi (che negli anni '90 ha sofferto di anoressia), ma su Instagram esiste anche un mondo di 'profili 'recovery' cioè creati da ragazze intenzionate a vincere la battaglia contro i disturbi del comportamento alimentare (come anoressia, bulimia ma anche binge eating, cioè le abbuffate compulsive), e non solo, che si fanno forza a vicenda. Una realtà emozionante e poco conosciuta raccontata da Hangry Butterflies, il documentario presentato ad Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma, in sala dal 23 al 25 novembre con un'uscita evento distribuito da Blindspot, anche produttore con Rai Cinema.
Il film non fiction, segue il primo incontro dal vivo a Firenze della community online legata dall'hashtag #larivincitadellefarfalle. Ragazze tra i 14 e i 22 anni come Chiara (decisa a diventare medico proprio per aiutare a vincere questi problemi) Giulia, Vera ("ho capito di dover smettere quando a un compleanno non avevo più neanche la forza di spegnere le candeline"), Nicole, Beatrice, Emma ("una volta mi sono guardata dallo specchio uscendo dalla doccia e mi sono odiata") che condividono le loro storie. A loro si aggiunge, fra le altre, anche la testimonianza di Alessandra, dal letto di un ospedale; della cantautrice Giulia Anania, che condivide la sua musica e la sua esperienza traumatica e esperti sul campo come il Prof. Lucio Rinaldi, psichiatra e la Prof. Silvia della Casa, endocrinologa.
Uno sguardo vero e attuale a una parte rilevante della società: sono infatti oltre 3 milioni in Italia le persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare. Tra queste 2 milioni e 300 mila sono adolescenti. Il titolo del documentario richiama il neologismo nato unendo "hungry" - affamato - e "angry" - arrabbiato" - e descrive quella sensazione di nervosismo, rabbia e inquietudine che ci prende quando siamo affamati e non possiamo mangiare. "La decisione di aprire un profilo su instagram - spiega Chiara - è nata dal bisogno mio di aiutare gli altri con la mia esperienza". Nicole è arrivata sui social "quando ho avuto il mio periodo più brutto, ed ero al peso più basso, rischiavo di non aprire più gli occhi. Ho sentito che dovevo fare qualcosa per me stessa. Così ci diamo forza a vicenda, si è creato un legame di sorellanza". Profili attraverso cui si condividono foto e video dei propri pasti, si parla delle vittorie (come affrontare sfide alimentari, ad esempio rimangiare il gelato) ma anche delle sconfitte che si superano tutte insieme. Una battaglia nella quale ci si confronta costantemente con lo sguardo degli altri, che legano l'anoressia solo a persone molto magre o credono che i disturbi alimentari riguardino solo le donne. "Il numero dei ragazzi sta crescendo - spiega Rinaldi - e nel caso del binge eating uomini e donne si equivalgono". I mesi della pandemia "hanno aggravato i disturbi alimentari, sono cresciuti del 30 - 40% - sottolinea lo psichiatra -. L'Oms ha lanciato un allarme, la precarietà del lockdown ha portato molte altre persone a una sintomatologia anoresseiforme. Per questo stiamo costruendo con l'Iss anche nuovi strumenti di prevenzione". Non si possono considerare i disturbi del comportamento alimentare "una malattia di serie b - aggiunge la regista - è la prima patologia mentale per mortalità".

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