BRUXELLES - Dall'8,5% della Provincia autonoma di Bolzano al 52,1% della Sicilia: sono questi i numeri che attribuiscono all'Italia il record europeo di disparità in materia di quote di persone a rischio povertà misurate a livello di regioni. È quanto emerge dal primo 'European regional social scoreboard' realizzato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR) per monitorare le situazioni e i progressi delle oltre 280 regioni Ue in ambito sociale. Il capitolo dedicato alle persone a rischio povertà ed esclusione sociale (dati Eurostat 2017) evidenzia la singolare situazione dell'Italia a cui appartengono sia il primo posto della classifica Ue (Bolzano), che l'ultimo (Sicilia). Servono "azioni mirate a livello locale" poichè "è evidente come, da sola, la politica di lotta alla povertà a livello nazionale non sia sufficiente" recita il rapporto.
Dal documento emerge anche come siano italiane tre delle cinque regioni con le performance peggiori in Ue. Solo la bulgara Severozapaden (46,7%) separa la Sicilia dal terzultimo posto di Campania e Calabria, entrambe al 46,3%. La media europea è del 22,8%. Dati poco confortanti per l'Italia emergono anche se si guarda all'evoluzione storica dei dati. Tra le regioni europee, la Provincia autonoma di Trento ha avuto il maggiore aumento, in termini di punti percentuali, di persone a rischio povertà ed esclusione tra il 2014 e il 2017: dal 13,6% al 19,3%. Seguono Abruzzo (da 29,5% a 34,8%) e Marche (da 19,6% a 24,9%). "Gli squilibri locali e regionali sono forse il più importante ostacolo alla realizzazione di un'Unione veramente coesa", ha dichiarato il presidente del CdR, Karl-Heinz Lambertz.
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