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Il Parlamento europeo approva la prima legge al mondo sull'intelligenza artificiale

Il Parlamento europeo approva la prima legge al mondo sull'intelligenza artificiale

L'Europa taglia il traguardo dell’AI Act, un impianto monumentale di norme sull’intelligenza artificiale che fa dell’Ue il leader mondiale nella regolamentazione della nuova tecnologia. Con una maggioranza schiacciante, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la proposta di legge che dovrà ora essere adottato dal Consiglio dell’Ue prima di entrare in vigore.

Un passaggio formale dopo il via libera del mese scorso degli ambasciatori Ue, ultimo baluardo di resistenza alla legge. Il complesso di norme per lo sviluppo, l'immissione sul mercato e l'uso dei sistemi di IA in Ue si regge su un delicato equilibrio tra spinta all’innovazione e tutela dei diritti umani, della democrazia, dello Stato di diritto e della sostenibilità ambientale. Innovativo l'approccio al rischio adottato dal legislatore europeo grazie al quale si dettano una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale in base ai diversi livelli di rischio identificati.

Quando è inaccettabile, scattano i divieti: è il caso ad esempio delle tecniche manipolative, delle pratiche di polizia predittiva, del riconoscimento delle emozioni vietato sul posto di lavoro e nelle scuole. E ancora è il caso del riconoscimento facciale, il cui uso è consentito solo alle forze dell'ordine e soggetto a condizioni rigorose. Altra novità è il capitolo dedicato all'IA generativa, inserito in corso d’opera con l’obiettivo di dare una prima risposta alle inquietudini sollevate dalla velocissima diffusione di sistemi come ChatGPT. "Democrazia 1 - Lobby 0” posta su X soddisfatto il commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, rimasto inflessibile anche alle pressioni di Parigi che avrebbe voluto una mano più leggera sull’Ia generativa per promuovere lo sviluppo di stelle emergenti made in France, Mistral su tutti.

E su X è un florilegio di tweet che commentano entusiasti il voto. Dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo cui le nuove norme costituiranno “un modello per un'IA affidabile in tutto il mondo”, alla numero uno dell’Eurocamera, Roberta Metsola, “orgogliosi”, dice a nome dei deputati, per un atto che “coniuga leadership, innovazione e rispetto dei diritti fondamentali”. Anche Roma brinda al voto, con il sottosegretario Alessio Butti che plaude al lavoro “serio e silenzioso” del governo Meloni per “far passare la linea italiana volta ad avere regole snelle e certe invece della semplice autoregolamentazione da parte delle aziende”.

Valutazione divergente da quella del co-relatore dell’AI Act, Brando Benifei, per il quale il governo è stato invece “molto assente e a volte anche confuso” nel corso del negoziato.

Scintille politiche a parte, resta una “giornata storica” per il capodelegazione del Pd che sottolinea come il testo finale “rispecchi moltissimo le priorità del Parlamento europeo, cosa che non accade spesso”. Ma il voto odierno, per Benifei, non è che il punto di partenza. C’è una “tabella di marcia” per l’attuazione graduale della legge, applicabile a due anni dall'entrata in vigore, con l'eccezione dei divieti, che scatteranno dopo sei mesi, dei controlli sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi) e degli obblighi per i sistemi ad alto rischio (36 mesi).

In parallelo, aziende e istituzioni adempiranno in modo volontario alle norme, in particolare quelle concepite per contrastare la disinformazione nel super anno elettorale che vedrà anche i cittadini europei recarsi alle urne per il rinnovo dell’Eurocamera. E in cantiere, spiega ancora Benifei, vi sono altre iniziative, rimandate alla prossima legislatura, tra cui una direttiva ad hoc sulle condizioni del posto di lavoro e il rapporto con l'Ia in questi ambienti.

E se il lavoro continua, ora è il momento di festeggiare. Per l’Italia, hanno votato sì i partiti di maggioranza e opposizione, con l’unica eccezione del M5s che mette in guardia dal rischio di creare “barriere d'entrata, aumentando i divari e scoraggiando l'innovazione europea”. Non è la sola voce critica. Sul fronte dei diritti umani, è Amnesty International a intervenire bollando come “deludente” il fatto che l'Ue abbia dato “priorità agli interessi dell'industria e delle forze dell'ordine rispetto alla protezione dei diritti umani”. Il mondo delle imprese chiede, per bocca di Business Europe, che l’Ue sostenga “le aziende che innovano” e faciliti “l'accesso ai capitali e ai finanziamenti per lo sviluppo dell’Ia”. Perché nella corsa all'Ia, l'Europa ha ancora tanto terreno da recuperare.

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