BRUXELLES - Non cadere nella trappola di considerare la costruzione di muri alle frontiere esterne all'Ue come una soluzione al fenomeno migratorio. E concentrarsi piuttosto sui rimpatri per disincentivare gli arrivi illegali in Europa. È il messaggio principale che la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, affida in un'intervista al gruppo di agenzie di stampa riunite nel progetto della European Newsroom, in vista del Consiglio straordinario del 9 e 10 febbraio.
Un vertice in cui il dossier immigrazione torna alla ribalta dopo l'aumento record di attraversamenti irregolari al confine esterno dell'Ue registrato lo scorso anno. “Un forte aumento” che per la Commissaria, non è da imputare a “guerre o persecuzioni”: chi si mette in viaggio per arrivare in Europa proviene per lo più da Paesi come Turchia, Georgia, Bangladesh, "con un basso tasso di riconoscimento" nelle procedure di protezione internazionale.
Recinzioni ai confini finanziate con fondi europei?
Tra i punti critici che verranno discussi al vertice, ci sarà probabilmente l’utilizzo dei fondi del bilancio Ue per costruire recinzioni alle frontiere. Nell’intervista Johansson ha detto che l'Ue stava finanziando la protezione delle frontiere, ma "che costruire muri e recinzioni attorno all’Ue non è una buona soluzione per molte ragioni”.
“Abbiamo un principio consolidato di non finanziare muri e recinzioni e penso che non dovrebbe essere cambiato. Ma credo anche che dovremmo avere un approccio pragmatico. Ovviamente la maggior parte dei finanziamenti per la protezione delle frontiere proviene dal bilancio nazionale e dovremmo concentrarci su ciò che possiamo fare meglio con i soldi dell'Ue", ha aggiunto Johansson.
Allo stesso tempo, la commissaria non ha escluso il ricorso ai fondi europei per finanziare delle "infrastrutture fisiche" alle frontiere esterne, ad esempio la tecnologia per la sorveglianza dei confini. Nell'autunno 2021, più di dieci Stati dell'Ue avevano chiesto alla Commissione europea di utilizzare i fondi Ue per la costruzione di barriere fisiche alle frontiere, richiesta che Bruxelles aveva allora respinto con forza. Più di recente, il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha chiesto alla Commissione 2 miliardi di euro per l'ampliamento del muro al confine tra Bulgaria e Turchia.
Schengen e controlli alle frontiere interne
Nell'area Schengen sono stati reintrodotti i controlli di frontiera tra alcuni dei suoi membri, ad esempio al confine austro-sloveno. “Dobbiamo rimuovere i controlli alle frontiere interne", ha detto Johansson in merito. La Commissione europea - ha aggiunto - sta contattando gli Stati membri interessati e quelli confinanti per trovare una soluzione che consenta di prevenire gli arrivi irregolari e di proteggere i paesi dai rischi per la sicurezza senza controlli alle frontiere interne.
In un incontro con il suo omologo olandese Mark Rutte il 26 gennaio a Vienna, il cancelliere austriaco Karl Nehammer aveva detto che i controlli alle frontiere attualmente in vigore tra Germania, Austria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria e Slovenia hanno dimostrato che il sistema Schengen stava fallendo.
Attuazione del Regolamento di Dublino
Johansson ha sottolineato l'importanza del buon funzionamento di Schengen, che includa anche un'effettiva registrazione delle persone che entrano nell’area di libera circolazione. “In Austria, ad esempio, il 75% degli arrivi irregolari non è stato registrato prima di arrivare nel Paese. Nei Paesi Bassi la percentuale è del 90%”, ha spiegato la commissaria. Il regolamento di Dublino prevede che sia il paese di primo ingresso a dover processare le richieste di asilo presentate dai migranti.
Un sistema che finisce per mettere sotto pressione i Paesi ai confini esterni dell'Ue, specie quelli come Grecia, Italia, Spagna e Malta, che si affacciano sul Mediterraneo. Per anni, la richiesta di una maggiore solidarietà si è scontrata con il rifiuto di molti Stati membri di accogliere una quota fissa di alcune delle decine di migliaia di migranti che raggiungono l'Ue ogni anno.
Accesso all'area Schengen
Johansson ha confermato che Romania e Bulgaria soddisfano tutti i criteri per entrare nell'area Schengen. La commissaria si è detta fiduciosa sul fatto che ci sarebbe stata una decisione sull'ingresso di Romania e Bulgaria "abbastanza presto”. L'Austria aveva posto il veto all'adesione a Schengen dei due Stati alla fine del 2022 a causa della migrazione irregolare attraverso le loro frontiere.
Nuovo patto su migrazione e asilo
Sul pacchetto legislativo si sono registrati dei "buoni progressi” ha spiegato la commissaria Johansson, dicendosi fiduciosa del fatto che tutti gli aspetti del patto sarebbero stati "decisi durante questo mandato". Allo stesso tempo, la Commissaria ha avvertito che "ci vorranno ancora alcuni anni prima che venga attuato in tutti i suoi aspetti". Nel settembre 2020, la Commissione europea aveva proposto il nuovo Patto su migrazione e asilo, nel tentativo di riformare il sistema attuale, incapace di reggere ad una crisi migratoria come quella del 2015-2016.
Altra questione centrale è il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale. I ministri dell'Interno dell'Ue hanno già discusso l'argomento la scorsa settimana. È probabile che questo dibattito continui al prossimo vertice. Il 26 gennaio, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto una lettera ai capi di Stato e di governo dell'Ue, in cui ha presentato le sue proposte per una gestione più efficiente dell'immigrazione, tra cui protezione delle frontiere esterne, rimpatri più rapidi e registrazione completa dei migranti che raggiungono l’Ue.