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Von der Leyen apre all’obbligo vaccinale in Europa

ROMA - "Fino a due o tre anni fa non lo avrei mai pensato, ma è tempo di discutere sull'obbligo vaccinale".

Dopo gli annunci di Austria e Grecia, è la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a imprimere una spinta al dibattito sulle immunizzazioni vincolanti nell'Europa alle prese da settimane con la recrudescenza della pandemia e i nuovi timori legati alla variante Omicron.

Un'accelerazione che trova sponde anche in Italia. "Così come è strutturato oggi, il super green pass non ci convince molto, perché più metti delle particolarità all'interno dell'applicazione, più diventa difficile applicarlo. Quindi, credo che bisogna prendere atto che c'è una recrudescenza dei numeri e andare verso un obbligo vaccinale, con tutte le difficoltà" che ne conseguono, a partire dal "come lo rendi obbligatorio", ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

Sull'ulteriore stretta, però, il governo resta cauto. "Per ora ci possiamo permettere di non affrontare ancora questo argomento, perché gli italiani sono responsabili", ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Ogni Paese ha le sue difficoltà, ma noi possiamo ancora permetterci di provare a convincere il 15% che ancora non si è vaccinato. Molti di loro hanno semplicemente paura, su quella parte - ha aggiunto - possiamo continuare a lavorare".

In Germania, dove l'obbligo vaccinale è in cima all'agenda dopo l'endorsement del cancelliere in pectore Olaf Scholz, si teme di arrivare a Natale con un nuovo record di occupazione delle terapie intensive con seimila pazienti, mentre già oggi con 4.690 posti occupati si sono resi necessari 80 trasferimenti da una regione all'altra e la messa in pre-allarme degli ospedali nei Paesi vicini, compresa l'Italia.

 

A livello globale, resta forte la preoccupazione per i possibili effetti di Omicron. "Gli scienziati dicono di non saperne abbastanza. Servono due o tre settimane, che in pandemia sono un'eternità. Per questo la raccomandazione è vaccinatevi. Speriamo per il meglio, ma prepariamoci al peggio", ha avvertito ancora von der Leyen, parlando di una "corsa contro il tempo" e lanciando un appello per un maggiore coordinamento ai Paesi membri. "L'Ue è una regione epidemiologica, qualsiasi cosa facciamo e concordiamo come Ue deve essere centrato sulle persone, non è un discorso di frontiere. Il virus non si ferma alle frontiere", ha aggiunto la presidente della Commissione.

Il nuovo ceppo, già trovato in decine di pazienti in almeno 24 Paesi nel mondo, continua intanto a diffondersi rapidamente. In Sudafrica, dove una settimana fa è stato individuato per la prima volta, i contagi giornalieri sono saliti a oltre 8 mila, e cresciuti di oltre il 400% su base settimanale. Ma il numero dei ricoveri non ha registrato aumenti significativi. E mentre si rafforzano chiusure e restrizioni ai viaggi, e gli scienziati accelerano gli studi - a Cuba sarebbero già al lavoro per un aggiornamento del vaccino -, sulla nuova mutazione, l'Organizzazione mondiale della Sanità resta prudente. "Non abbiamo tutte le informazioni sulla trasmissibilità - ha detto la responsabile per le emergenze Maria Van Kerkhove - anche se qualche elemento suggerisce che sia più trasmissibile".

Ma le condizioni della maggior parte dei contagiati con la nuova variante sono finora "lievi", sottolinea sempre l'Oms, secondo cui non ci sono al momento prove che suggeriscano che l'efficacia dei vaccini sia stata ridotta dal nuovo ceppo. Parlando della nuova emergenza, il direttore generale dell'agenzia dell'Onu Tedros Adhanom ha lanciato l'allarme sul "mix tossico" di bassa copertura vaccinale e poche persone testate, che potrebbe continuare a generare nuove varianti.

Ma anche sugli sviluppi nelle prossime settimane l'Oms non si sbilancia, invitando gli europei a essere "pazienti" di fronte ai timori di un Natale in lockdown.

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