BRUXELLES - L'Italia ha speso il 68,32% (34,6 miliardi) dei fondi europei relativi alla programmazione 2014-20, mentre i pagamenti raggiungono il 38,36% (19,4 miliardi). È quanto emerge dalla "Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l'Italia e l'Unione europea" della Corte dei conti, relativa al 2019, in cui si conferma l'aumento del divario sulla capacita' di spesa tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate. La regola "N+3" consente di utilizzare i fondi entro tre anni dall'impegno a bilancio, spiega la Corte, ma nell'ambito delle risorse impegnate al 31 dicembre 2020.
Determinante sarà quindi la capacità di utilizzare in pieno la possibilità recata dal primo pilastro del Next Generation Eu che riguarda le politiche di coesione con l'iniziativa React-Ue e che consente di riprogrammare i fondi Sei con il recupero delle risorse (2014-2020) "non utilizzate". Per quanto riguarda le irregolarità e frodi a danno del bilancio Ue, la sezione del controllo conferma, per il 2019, un ulteriore decremento complessivo delle irregolarità, con un totale di segnalazioni Olaf che passa da 779 a 588 casi.