SALISBURGO - Sempre più divisi sull'immigrazione, sempre più lontani da un accordo. I 27 concludono con l'ennesimo nulla di fatto in tema di migranti il vertice di Salisburgo, con l'Italia che si smarca dalla proposta della commissione di rafforzare Frontex, fortemente sostenuta da Francia e Germania. E Parigi che invia un messaggio durissimo ai sovranisti europei: alla fine, dice Emmanuel Macron, "i paesi che non vogliono più Frontex e più solidarietà usciranno da Schengen, quelli che non vogliono più Europa non avranno i fondi strutturali". E traccia un identikit abbastanza chiaro di chi, secondo lui, crea "crisi e problemi" tra i 27. Ci sono quelli che vogliono i fondi strutturali ma poi non intendono prendere nemmeno un migrante e quelli che "non vogliono rispettare il diritto umanitario, quello internazionale del mare, e rifiutano le navi che arrivano anche se sono il porto più vicino". Un'ora prima, in un'intervista alla tv francese è il vicepremier Matteo Salvini a scagliarsi contro Macron, invitandolo a "non dare lezioni all'Italia". Attacchi incrociati quasi contemporanei all'insaputa l'uno dell'altro. In mezzo c'è il premier Giuseppe Conte, che in conferenza stampa getta acqua sul fuoco e si sfila: "capite che c'è una campagna elettorale in prospettiva e dei partiti politici dietro".
Ma polemiche a parte restano le forti distanze sui temi cruciali cari all'Italia in materia di migranti. Al vertice non si è fatto alcun cenno alla riorganizzazione di Sophia, cui l'Italia teneva particolarmente, mentre si è fatta strada l'ipotesi di rispolverare la proposta Visegrad di far pagare un contributo ai paesi che non vogliono accogliere i migranti. "Fermarsi sulle contribuzioni volontarie non è un obiettivo a cui miriamo - ha spiegato Conte - se arriveremo a questo al termine del confronto lo valuteremo, ma il contributo finanziario immiserisce la prospettiva a cui stiamo lavorando. Dovremmo pensare a meccanismi incentivanti e disincentivanti. Non è l'idea di solidarietà a cui stiamo lavorando". L'obiettivo è cercare di costringere tutti i paesi a dare un contributo, evitando oasi di totale disimpegno al dossier. E soprattutto trovare una soluzione che metta d'accordo gli stati per evitare altri casi come la Diciotti che, ha assicurato Conte "ci vede tutti perdenti". Ma tra i 27, Merkel in testa, non mancano i dubbi. Il timore è che l'idea di sfilarsi dall'accoglienza, optando per il contributo, possa trovare troppa sponda. E c'è anche chi, come il Lussemburghese Bettel trova "vergognoso" parlare del prezzo di un migrante. Ma a tenere banco al vertice è la proposta del presidente della commissione Jean-Claude Juncker di rafforzare Frontex schierando sulle frontiere europee 10 mila uomini. Un'idea accolta con grande favore da Macron, dalla Merkel e anche dal padrone di casa Sebastian Kurz, presidente di turno dell'unione europea. Ma di fatto respinta dall'Italia. "Potenziare Frontex fino a diecimila uomini fa anche sorgere problemi circa l'utilità di un tale investimento", dice Conte, "preferirei che tutti questi investimenti fossero destinati all'Africa". Ma non solo: "C'è anche un problema politico, è chiaro che un simile dispiegamento di uomini pone un tema di sovranità. Tutti i Paesi membri sono gelosi, e l'Italia non è da meno".