BRUXELLES - "Restano divergenze importanti con la Gran Bretagna sul periodo di transizione" dopo la Brexit. "Con tutte queste divergenze la transizione non è già un dato di fatto. Discuterò con David Davis di tutti questi punti ed è essenziale che si facciano progressi con un negoziato politico. Dovremo progredire insieme su questi temi". Così il capo negoziatore per la Brexit Michel Barnier al termine del Consiglio affari generali sulla Brexit.
Al Consiglio "abbiamo fatto il punto in modo oggettivo per vedere dove siamo, a tre settimane e mezzo dal Consiglio europeo e in un momento in cui il tempo stringe. Sono preoccupato perché abbiamo poco tempo da qui al prossimo autunno, quando dovremo raggiungere un accordo col Regno Unito sulle condizioni del suo recesso ordinato dall'Ue, come ha chiesto".
Barnier ha illustrato il progetto di testo sull'accordo di recesso che verrà discusso e adottato domani dal collegio dei commissari Ue, e che dovrà essere approvato dai 27 Stati membri e dal Parlamento europeo, prima di essere messo sul tavolo negoziale col Regno Unito.
Si tratta di un testo che "non contiene sorprese - ha spiegato - poiché traduce in termini giuridici, in 168 articoli e 120 pagine, i nostri impegni comuni presi a dicembre, quelli che troviamo nell'accordo congiunto, sui diritti dei cittadini, la soluzione degli aspetti finanziari, e l'Irlanda".
Sulla transizione "è illusorio pensare che possiamo accettare il 'cherry picking'" un menù à la carte. "Noi siamo responsabili dell'integrità del mercato interno. Il Regno Unito conosce bene le regole. Perché le ha elaborate con noi per 43 anni", ha sottolineato il capo negoziatore dell'Ue.
Parlando delle divergenze importanti col Regno Unito sul periodo di transizione, Barnier ha indicato la durata, "noi abbiamo proposto che si concluda il 31 dicembre 2020 in coincidenza con la fine del budget pluriennale dell'Ue, mentre la Gran Bretagna vuole lasciarla aperta, e "l'applicazione dinamica dell'acquis comunitario, perché tutti devono rispettare le stesse regole e non possiamo accettare il rischio di divergenza normativa".
Ma differenze ci sono anche sul trattamento dei diritti dei cittadini: "i britannici - spiega Barnier - vorrebbero distinguere tra chi è arrivato prima del 29 marzo 2019, e chi invece durante il periodo di transizione. Per noi devono essere trattati tutti nello stesso modo".
Posizioni diverse anche "sugli accordi internazionali, la partecipazione al comitato di esperti e su meccanismi di consultazione".
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