STRASBURGO - I testimoni di Geova sono tenuti a ottenere il consenso per la raccolta dei dati, quando fanno il porta a porta, per rispettare il diritto alla privacy degli altri. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani dando ragione alla Finlandia che ha imposto un divieto ai membri della comunità religiosa di raccogliere informazioni personali senza un previo consenso, quando svolgono la loro attività di evangelizzazione.
La Corte ha rilevato in particolare che le autorità nazionali hanno correttamente bilanciato gli interessi della comunità religiosa con i diritti dei singoli per quanto riguarda le loro informazioni personali, ritenendo che l'ottenimento del consenso è necessario. Nel ricorso presentato alla Cedu nel 2019 i testimoni di Geova finlandesi hanno sostenuto che la decisione delle autorità aveva violato numerosi loro diritti, tra cui anche quello della libertà religiosa. Ma i togati di Strasburgo gli hanno dato torto, affermando che l'obbligo, imposto anche a tutte le altre comunità religiose, perché regolato per legge legge, non ha intaccato il loro diritto a professare la loro fede, ma è invece necessario in una società democratica.