BRUXELLES - La proroga di un'ulteriore mese per la decisione sulla richiesta italiana del pagamento della terza tranche del Recovery Plan "non è inusuale: ciò è accaduto per la valutazione delle richieste di pagamento di altri Stati membri". Lo spiega la portavoce della Commissione Ue Veerle Nyts in merito al rinvio della fine della valutazione di Bruxelles sul sì alla tranche da 19 miliardi. "La Commissione apprezza i significativi progressi compiuti nelle ultime settimane e si augura di continuare a collaborare strettamente con le autorità italiane per affrontare tutti gli elementi in sospeso di questa complessa richiesta di pagamento".
La portavoce ricorda che il trenta dicembre scoso "la Commissione ha ricevuto la terza richiesta di pagamento dall'Italia". "In linea di principio, la Commissione dispone di due mesi per valutare le richieste di pagamento e di comune accordo con le autorità italiane, il periodo di valutazione è stato prorogato di un mese a seguito di una valutazione congiunta sulla complessità della richiesta". Nei giorni, poi, "è stata concordata un'ulteriore proroga di 30 giorni con le autorità italiane per completare il lavoro da entrambe le parti e per assicurarsi che tutte le prove fornite dall'Italia possano essere considerate correttamente", spiega Nuyts.
"Sono sereno, sono ottimista, l'unica cosa che non si può fare è il tentativo abbastanza ridicolo di attribuire a questo governo delle responsabilità". Così il ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto, rispondendo a proposito dello slittamento della consegna della terza tranche del Pnrr dopo la decisione di rimandare di un mese la fase di verifica da parte della Commissione Europea degli obiettivi raggiunti al 31 dicembre 2022. "Non ci sono tensioni con l'Europa, le tensioni temo qualche volta si vogliano costruire in Italia", ha proseguito Fitto a margine della presentazione della relazione della Corte dei Conti sullo stato di avanzamento del Pnrr. "Noi stiamo lavorando con una macchina in corsa con scelte che non sono nostre ma che noi puntiamo a realizzare e superare in questa fase per poi passare alla seconda fase di imodulazione del programma: l'obiettivo è quello di lavorare con spirito collaborativo con la Commissione".
"Se noi oggi capiamo, e lo possiamo capire anche da questa relazione, che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati, ed è matematico, è scientifico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su chi sia il colpevole", ha continuato il ministro alla Camera. "Bisogna aprire una valutazione attenta per capire come recuperare le risorse di quei progetti che sono all'interno del Pnrr, ma che hanno una capacità di spesa che consentono un riallineamento con i fondi di coesione".
Ma secondo il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis "sarebbe problematico cambiare la scadenza del 2026" per la realizzazione dei piani nazionali di Ripresa e resilienza. "La maggior parte degli obiettivi e traguardi devono essere realizzati quest'anno" dagli Stati membri, ha anche ricordato.
Dombrovksis ha sottolineato che per una modifica della legge sulla decisione relativa al Recovery servirebbe un voto unanime in Consiglio e poi servirebbe anche l'approvazione da parte dei singoli Stati. Piuttosto di pensare a questa possibilità, Dombrovskis ha così consigliato agli Stati membri di concentrarsi "sull'attuazione dei piani approvati".
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