BRUXELLES - L'agenzia federale tedesca di regolazione del mercato dell'energia (Bundesnetzagentur) ha sospeso temporaneamente la procedura di approvazione del trasporto di gas attraverso il gasdotto del Mar Baltico Nord Stream 2, segnando un'altra battuta d'arresto al progetto geopoliticamente sensibile e facendo salire ulteriormente i prezzi del gas in Europa. Secondo l'organismo, "sarebbe possibile certificare un operatore del gasdotto Nord Stream 2 solo se tale operatore fosse organizzato in una forma giuridica secondo il diritto tedesco".
La procedura di approvazione del gasdotto Nord Stream 2 da parte della Bundesnetzagentur sarà sospesa fino al momento in cui sarà creata una società controllata della Nord Stream 2 AG (che ha sede in Svizzera) regolata secondo il diritto tedesco, e fino a quando i principali asset e risorse umane non saranno stati trasferiti dalla società madre Nord Stream 2 alla nuova filiale tedesca che possiederà e gestirà la parte tedesca del gasdotto. Solo a quel punto riprenderanno le verifiche dell'agenzia federale. Secondo la direttiva Ue sul gas, il funzionamento del gasdotto e la distribuzione del gas devono essere separati in modo sufficiente. Se anche dopo l'avvenuto trasferimento dovesse arrivare luce verde dall'agenzia federale tedesca, è prevista una verifica della Commissione europea che potrebbe durare fino a 4 mesi.
Dopo l'annuncio, i prezzi di riferimento del gas in Europa sono aumentati di circa il 10%, accrescendo il nervosismo nel Continente già alle prese con bollette energetiche alle stelle, con l'inverno che si avvicina rapidamente. Nelle ultime settimane Mosca ha più volte respinto le accuse di limitare intenzionalmente le forniture di gas all'Europa e di aumentare i prezzi nel tentativo di accelerare il lancio del Nord Stream 2.
Il progetto da 10 miliardi di euro (12 miliardi di dollari) è stato per anni al centro di ritardi e feroci critiche dai Paesi dell'Est dell'Unione europea orientale, come la Polonia, e dagli Stati Uniti. Completato a settembre, è in attesa che il processo di approvazione sia terminato per potere diventare operativo. Come il suo predecessore Nord Stream 1, il gasdotto di 1.200 chilometri (745 miglia) sarà in grado di spedire circa 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno dalla Russia all'Europa, con la Germania come principale hub di transito. Per Berlino, che vedrà raddoppiare le forniture di gas naturale a basso costo, si tratta di un progetto necessario per uscire dal carbone e dall'energia nucleare. Ma gli oppositori affermano che il gasdotto aumenterà la dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia, che già fornisce un terzo del gas europeo. Il gigante del gas statale russo Gazprom detiene una quota di maggioranza in Nord Stream 2. Sono coinvolte anche le tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, la società anglo-olandese Shell e l'austriaca OMV.
Nel giorno dello stop temporaneo al progetto russo-tedesco del gasdotto, negoziato e difeso fino all'ultimo dalla cancelliera tedesca nonostante le critiche degli alleati occidentali e le proteste di Kiev, è arrivata la stoccata di Boris Johnson ad Angela Merkel. Commentando la notizia rimbalzata da Berlino nel briefing quotidiano di Downing Street, un portavoce del primo ministro britannico ha tenuto a ricordare infatti la netta contrarietà di Londra (al fianco di Washington) a questa iniziativa, bollata come destabilizzante per la sicurezza in Europa. Evocando il discorso sulla politica estera tenuto ieri in una cerimonia pubblica annuale offerta dalla città di Londra, nel quale BoJo ha parlato fra l'altro di Global Britain, dell'idea di una sorta di alleanza fra le democrazie e della necessità di contenere Stati come la Russia, seppure non senza "pragmatismo", il portavoce ha detto: "Abbiamo preso nota della decisione di sospendere temporaneamente la certificazione di Nord Stream 2, un progetto verso il quale abbiamo da tempo sancito la nostra opposizione e che rischia di porre rischi alla sicurezza nella regione". Il governo britannico - ha poi puntualizzato - "continuerà a sollevare la questione con i nostri partner europei e naturalmente a parlarne con l'Ucraina".
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