BRUXELLES - "Il giornalismo in Bielorussia è a rischio di estinzione, senza il sostegno della comunità internazionale non sopravviveremo, abbiamo bisogno della vostra solidarietà e del vostro aiuto". E' il grido di allarme lanciato da Natalia Belikova, rappresentante dell'organizzazione "Belarus in Focus", durante il panel dedicato alla situazione dei media in Bielorussia dalla commissione affari esteri del Parlamento europeo.
Al dibattito è intervenuta anche Daria Losik, moglie di Igor Losik, blogger bielorusso in prigione da giugno 2020. "Mio marito si trova nella prigione di Gomel in condizioni tutto tranne che umane, mi ha descritto la sua cella in una lettera come una cassa di cemento, non ha nulla ed è in una situazione allucinante sia a livello fisico che psichico", ha spiegato la donna, che ha raccontato come suo marito abbia già tentato il suicidio e come ora abbia deciso di intraprendere lo sciopero della fame.
Una situazione drammatica anche quella descritta Stanislav Ivashkevich, giornalista di Belsat Tv, una Tv bielorussa indipendente con sede in Polonia, che ha raccontato come tra i 39 giornalisti in prigione al momento "vi siano anche due colleghe di Belsat che sono già da 8 mesi dietro le sbarre". "La vita in prigione in Bielorussia significa tortura - continua Ivashkevich - contro i giornalisti in prigione si usano tentativi di soffocamento, si chiudono 5 persone in una cella di due metri quadrati per fargli mancare l'aria necessaria in celle cosparse di cloro, ufficialmente per la disinfezione, ma in realtà per rendere l'aria ancora più difficile da respirare".
"L'Ue ha imposto sanzioni ma per esperienza in varie indagini di corruzione posso dirvi che queste sanzioni non colpiscono chi è ai livelli più alti della della gestione del Paese, insomma queste sanzioni servono praticamente a nulla perché chi ha i mezzi necessari per sopravvivere, li ha semplicemente trasferiti ai familiari oppure nei paradisi fiscali", ha indicato Ivashkevich, che ha concluso chiedendo agli eurodeputati "più sostegno ai media liberi contro il progetto di Lukashenko di distruggere tutti i media uno per uno cominciando con giornalisti più visibili che ora sono tutti quanti in prigione".