Bruxelles - Contenere l'espansione militare di Pechino e l'aggressività di Mosca. "Abbiamo due nuove sfide, Russia e Cina". Dopo il G7 in Cornovaglia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato all'adunata i leader della Nato, compattandoli su un'idea di Alleanza delle democrazie in alternativa ai regimi autoritari, che come quello del Dragone "perseguono politiche coercitive e non condividono i valori democratici ed il rispetto dei diritti". A preoccupare in particolare è l'espansionismo militare cinese, compreso lo sviluppo del suo arsenale nucleare, "i cyber-attacchi sempre più frequenti", l'attività di disinformazione e l'utilizzo di tecnologie sofisticate, compresa l'intelligenza artificiale. La Cina, che solo 18 mesi fa veniva trattata come un dossier marginale (il tema era stato affrontato per la prima volta al vertice del 2019, in una cauta dichiarazione), irrompe quindi sulla ribalta come epicentro di "sfide sistemiche". Perché Pechino si avvicina sempre di più e minacciosamente all'Occidente, anche attraverso la collaborazione militare con l'altra grande fonte di preoccupazione, Mosca, partecipando alle sue esercitazioni nell'area Euro-Atlantica. E questo l'Alleanza dell'era Biden non lo può permettere.
Il summit infatti, oltre ad aver riaffermato "la centralità della Nato" come "l'Alleanza più forte della storia", come indicato da Mario Draghi, con Biden ha dimostrato un cambio di passo. Una nuova vitalità in continuità col G7 di Carbis Bay, dove l'inquilino della Casa Bianca solo due giorni prima aveva presentato al mondo la sua ricetta di un'alternativa democratica alla Via della Seta. E i trenta leader dell'Alleanza si sono anche impegnati sul fronte delle emissioni, consapevoli che fenomeni come lo scioglimento dei ghiacci, le desertificazioni o l'innalzamento delle temperature pongono serie sfide alla sicurezza.
Il vertice Nato per Biden è stata anche una palestra per prepararsi all'incontro con Vladimir Putin, a Ginevra. "Sono convinto" che il presidente Usa "porterà un messaggio duro a Putin", ha fatto sapere il britannico Boris Johnson, mentre i tre Paesi Baltici che hanno incontrato l'inquilino della Casa Bianca prima dell'inizio del vertice si sono detti sollevati nell'aver trovato un interlocutore così attento. Del resto buona parte della dichiarazione al termine dei lavori è stata dedicata proprio alle politiche aggressive di Mosca, che "oltre alle sue attività militari, ha intensificato le sue azioni ibride contro alleati e partner, con tentativi di interferenza nelle elezioni e nei processi democratici, con pressioni economiche e campagne di disinformazione diffuse, chiudendo anche un occhio sui criminali informatici nel suo territorio".
Ma se con Biden è tutto "diverso rispetto a Trump" e gli alleati "hanno colto il forte impegno degli Usa nella Nato", come spiegato da Stoltenberg, resta il nodo turco, col presidente Recep Tayyp Erdogan che in un videomessaggio ad un evento del German Marshall Fund si è lamentato per non aver "ricevuto il sostegno in cui aveva sperato" nella lotta al terrorismo. Numerose le bilaterali dei leader, dal presidente Usa al premier greco Kyriakos Mitsotakis, per allentare le tensioni sul tavolo e riportare Ankara nella piena orbita dell'Alleanza. Con Macron, in particolare, hanno parlato del dossier libico, decidendo "di lavorare per il ritiro dei mercenari stranieri". Forse anche questo l'inizio di una nuova stagione.