ROMA - Non solo il governo di Mario Draghi gode alla partenza di una maggioranza politica amplissima, ma anche di un'apertura di credito pressoché unanime da parte dei maggiori leader europei e dei media internazionali più autorevoli. Nel giorno del giuramento, il nuovo esecutivo italiano suscita anche fuori dai confini nazionali aspettative molto elevate, alte almeno quanto le sfide che l'opinione pubblica straniera ritiene che il nostro Paese debba affrontare nei prossimi mesi e anni. In Europa Draghi è sempre Super Mario, l'uomo che alla guida della Banca centrale europea ha salvato la moneta unica e che ora - agli occhi di molti - dovrebbe soccorrere il proprio Paese, mettendo in sicurezza i fondi del Recovery e accelerando sulla campagna vaccinale.
E se gli auguri dei leader sono di rito per ogni nuovo presidente del Consiglio che arriva, i toni nei confronti di Draghi lasciano trasparire una stima non comune: "La sua esperienza sarà una risorsa straordinaria non solo per l'Italia, ma per tutta l'Europa, soprattutto in un momento così difficile", esulta su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel "non vede l'ora" di lavorare di nuovo con lui. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno mandato messaggi pressoché identici tra loro: lavoriamo insieme "per un'Europa più forte", per un nuovo multilateralismo, "per il futuro dei giovani". Plauso e auguri sono arrivati anche dal premier britannico Boris Johnson, dal cancelliere austriaco Kurz, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e da molti altri leader politici del Vecchio Continente. Analoghe aspettative sembrano trasparire anche dai resoconti e dai commenti pubblicati sui principali media internazionali. In Francia Le Figaro scrive che "Mario Draghi ha rovesciato la scacchiera politica italiana" ed "è riuscito a radunare quasi tutti i partiti in cinque giorni". Mentre Le Monde assicura che "Draghi assume la guida di un governo che vuole conciliare coesione, efficienza e rappresentatività".
Anche la Bbc, dal Regno Unito, spiega che Draghi "si è assicurato il sostegno di quasi tutti i principali partiti politici". In Spagna l'analisi di El Pais è che l'ex presidente della Bce abbia piazzato persone di fiducia in ministeri chiave come l'Economia o la Giustizia, accontentando allo stesso tempo i partiti con diversi portafogli. Oltreoceano il New York Times lo definisce "un gigante d'Europa". Mentre è il Wall Street Journal a incaricarsi di elencare i problemi che l'Italia dovrebbe affrontare: "tasse onerose, burocrazia, tribunali lenti, un sistema educativo obsoleto e sotto-finanziato, infrastrutture fatiscenti". Ma a differenza di governi tecnici del passato come quello di Mario Monti, scrive il quotidiano economico statunitense, "Mister Draghi ha un sacco di soldi da spendere".
Pure il tedesco Der Spiegel, in un'editoriale di qualche giorno fa, indicava come massima priorità "spendere in modo ragionevole gli oltre 200 miliardi di euro" del Recovery Fund, anche se Draghi "si trova ora di fronte a un compito più difficile", rispetto al lavoro svolto alla Bce. E' proprio sulla stampa tedesca che si possono ritrovare alcuni sparuti accenni critici alla figura del nuovo presidente del Consiglio. Il più duro è la Bild - il giornale più vicino agli umori della pancia del Paese -, l'unica a rispolverare le accuse mosse a Draghi negli anni della sua presidenza alla Bce e al presunto impatto sui risparmiatori tedeschi delle sue scelte di politica monetaria: "Il 'Conte Draghila' prende il potere a Roma", è il titolo al vetriolo dedicato al nuovo governo dal tabloid.
L'impegno a lavorare insieme agli altri leader europei per un'Europa ambiziosa, che punti su una ripresa comune. E' uno degli assi su cui Mario Draghi punta nell'azione del suo governo. Il premier ha ricevuto dai leader di tutta Europa gli auguri di buon lavoro. Un viatico, viene osservato, per quella spinta alla maggiore integrazione delle politiche economiche, a partire da quelle di bilancio, che Draghi pone al centro dell'impostazione europeista del suo esecutivo.
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