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Come ricordarla Frau Merkel? 'Io ho a cuore Europa'

BERLINO - Angela Merkel ha sempre schivato le domande sul futuro e sulla memoria che lascerà di sé. Fino a ora. Quando ha spiazzato la stessa giornalista, che gliene ha chiesto, decidendo di non aggirare fino in fondo la domanda: "tutti i cancellieri hanno un'etichetta", come vorrà essere ricordata Frau Merkel, "per cosa si è spesa?", ha lanciato l'amo l'intervistatrice di Ard. E lei non si è fatta trovare impreparata: "A me sta a cuore l'Europa". La strada per arrivare alla risposta è stata, in realtà, un po' più lunga di così. La cancelliera ha prima messo le mani avanti, per non irritare storici e analisti: "Ci saranno tante persone, che potranno occuparsi di questo...". Per qualche istante ha lasciato intendere che non potesse esser lei a indicare una preferenza. Ma poi si è fatta avanti, con chiarezza: "Il tema che mi sta più a cuore è l'unità europea". La diamo per "scontata", "ma noi, che non abbiamo dovuto fare l'esperienza della Seconda guerra mondiale, abbiamo il grande dovere e il grande compito di fare dell'Europa un forte fattore di garanzia per la pace, il benessere e la libertà", ha scandito la leader cresciuta nella Ddr.

 

In Germania non si finisce sui libri di storia, senza aver compiuto "un'opera" in grado di sopravvivere nella memoria. Willy Brandt è il cancelliere della cosiddetta "Ost Politik", che pose le basi del riavvicinamento con la Germania dell'Est. Helmut Kohl è l'autore, celebratissimo, della "Riunificazione". Gerhard Schroeder sarà ricordato per la sua agenda 2010, che ha riformato il mercato del lavoro, permettendo alla locomotiva tedesca di correre. Merkel guida il paese da 13 anni (è alle prese con un quarto mandato assai difficile, anche oggi è fragile la sua Grosse Koalition, che sta litigando sulle pensioni) e ha affrontato ormai diverse emergenze.

 

L'ambiente: è lei la promotrice dell'uscita dal nucleare, sulla quale ha accelerato dopo Fukushima; l'euro-crisi, con il caso Atene che la rese invisa ai paesi del Sud Europa; l'emergenza profughi nel 2015, quando la Germania ne accolse un milione; e adesso la spinta (interna ed esterna) dei nazionalismi. Il filo rosso del suo impegno politico è certamente il confronto con l'Ue, anche se per molti anni, in passato, si è spesso ripetuto che Merkel non avesse una "visione" europea davvero personale. La passione europea è arrivata con la maturità, ed è probabile che anche gli osservatori più severi a riguardo dovranno rivedere le loro posizioni: perfino Joschka Fischer, non proprio un amico politicamente, ne ha recentemente riabilitato la leadership.

 

Il bilancio della Bundeskanzlerin resta comunque materia scivolosa, che molto dipende dalla prospettiva di chi vi si cimenta. Chi le vuol male non scorda Alexis Tispras, che uscì dal summit europeo porgendo la giacca. O l'astio dei Visegrad, che le contestano le porte aperte al flusso dei rifugiati in Europa. Chi crede in Merkel, vede invece nella cancelliera colei che ha tentato, con la generosità sui migranti, di riscattare l'immagine dei tedeschi nel mondo. E l'aspirazione, oggi, alla compattezza dell'Ue - "dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani" - nel contrasto ai nazionalismi e agli Usa di Donald Trump.

 

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