Giovedì 28 Novembre 2024

Confiscati 2 milioni al Front National. Le Pen, così siamo morti

Confiscati 2 milioni al Front National. Le Pen, così siamo morti

PARIGI - "Da domani, il Rassemblement National (RN, ex Front National) non potrà più praticare alcuna attività politica" e "sarà morto alla fine di agosto": è la reazione di Marine Le Pen, presidente del partito di estrema destra francese, alla decisione della giustizia di confiscare i 2 milioni di euro che il RN avrebbe dovuto ricevere domani, come gli altri partiti, a titolo di anticipo sul finanziamento pubblico. Il partito, per la decisione dei giudici che indagano sul caso, in cui il FN è accusato di aver impiegato a spese di Strasburgo assistenti utilizzati per il partito, rischia di dover rimborsare un danno di 7 milioni di euro. A tanto ammonterebbe la cifra indebitamente sottratta e per la quale sono sotto inchiesta 10 persone, fra le quali la Le Pen. "Confiscando la nostra dotazione pubblica senza sentenza su questo pseudo caso degli assistenti - ha scritto la Le Pen su Twitter - i giudici applicano la pena di morte 'a titolo conservativo'".

 

L'appello che la Le Pen ha già annunciato di voler presentare, "non è sospensivo" della decisione, definita dal partito "un colpo di mano senza alcuna base legale", per il quale il RN "non potrà pagare gli stipendi" dei dipendenti. Tanto più, sottolinea un comunicato, che il RN non ottiene ormai da mesi alcun prestito dalle banche. In una lettera aperta ai sostenitori, Marine Le Pen invita i militanti a "rivoltarsi" contro "una dittatura che vuole uccidere il primo partito di opposizione". "Il carattere politico dell'iniziativa non è neppure in dubbio", aggiunge passando ad attaccare le toghe, "poiché uno dei due giudici è membro del Sindacato della Magistratura", situato politicamente a sinistra, "e l'altro è un suo compagno di strada". Il FN riceve finanziamenti pubblici per 4,5 milioni di euro, che rappresentano la principale fonte di finanziamento dei partiti in Francia, che nel 2018 devono incassare un totale di 68 milioni. Le indagini, che non hanno finora portato ad alcuna sentenza, hanno però ritrovato - a quanto si apprende - numerosi indizi come messaggi email e tabelle in base alle quali si desume che i compensi di alcuni dipendenti venivano modulati sulla base di quanto messo a disposizione degli eurodeputati per gli assistenti parlamentari a Strasburgo.

 

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