Novak Djokovic è nella storia. Il fuoriclasse serbo ha infatti vinto il singolare maschile del Roland Garros, diventando quindi il tennista con più titoli del Grande Slam conquistati in carriera, 23 contro i 22 di Rafa Nadal che oggi, subito dopo aver appreso del successo di ’Djokò, ha voluto mandare le proprie congratulazioni al rivale. A Parigi, contro un ottimo Casper Ruud, Djokovic vince per 7-6 6-3 7-5 dopo tre ore e 13 minuti di gioco diventando anche il primo giocatore a trionfare in ogni Slam almeno tre volte e festeggia l’undicesimo trofeo in un major su tredici finali giocate dopo aver compiuto 30 anni. Tutti dati che ne confermano la grandezza, così come quello dei suoi 36 anni e 20 giorni che ne fanno il più anziano campione del Roland Garros, battendo anche in questo caso un primato che apparteneva a Nadal. E domani Djokovic comincerà la settimana numero 388 da numero 1 del mondo. Nessuno meglio di lui interpreta fino in fondo la frase di Napoleone che campeggia sul Philippe Chatrier, quella che Roland Garros a cui è intitolato l’impianto di Parigi incideva sulle eliche degli aerei su cui volava trasvolando il Mediterraneo o durante la Prima guerra mondiale: «La vittoria appartiene a chi più persevera». ‘Djokò così ha fatto, inseguendo i sogni che aveva fin da quando era un bambino di sette anni, «e volevo vincere a Wimbledon e diventare il numero uno del mondo, perché il tennis ha sempre fatto parte di me stesso». Oltretutto questo fenomeno non ha alcuna intenzione di fermarsi e dopo aver definito «una sensazione incredibile» il fatto di aver vinto questo Open di Francia, parla già di 24/o e 25/o titolo. «E perché no? - le parole di Djokovic -. Io mi sento incredibilmente motivato dalla possibilità che ho di fare la storia di questo sport e per questo vado avanti. Ora punto a Wimbledon, voglio vincere lì come ho fatto le ultime quattro volte che ci ho giocato, e poi sull’erba mi trovo proprio a mio agio. Quindi perché non dovrei pormi questo traguardo, visto anche che mi sento a posto fisicamente?». Oggi contro Ruud, il serbo ha fatto la differenza negli scambi brevi, vincendone 65 contro 34 di quelli finiti in meno di quattro colpi. Merito dell’80% di punti con la prima di servizio, rinforzato da quel 73% di prime in campo che lo hanno reso inattaccabile, soprattutto dopo il primo set, nei suoi turni di battuta. Djokovic ha vinto il 40% di punti in risposta, contro il 25% di Ruud, altro elemento decisivo per consentirgli di prendere il comando del gioco da subito. E chiuso una finale giocata in crescendo con 52 vincenti a 31. Il norvegese ha dovuto rischiare di più, fare più gioco, come dimostrano i 35 errori forzati a 26. I suoi margini di sicurezza, però, si sono troppo assottigliati, e anche per questo ha perso. Così per chi invece ha vinto alla fine è anche il tempo delle dediche. «Sono contento di condividere con voi questo giorno davvero speciale per me- la dedica di Djokovic -: qui c’è un’atmosfera speciale e perchè il Roland Garros è sempre stato per me il torneo più difficile: non è una coincidenza se ho raggiunto qui il record di 23 Slam». Il campione non la smette più di parlare a fine premiazione, in francese (“ma cerco un professore”), in inglese poi, tra battute, ringraziamenti a “Giroud, Ibra, Mbappè e Tom Brady che sono qui a vederci», e un messaggio finale. «A 7 anni sognavo di diventare il n.1 al mondo - ripete -: ai giovani dico, vivete il presente, non guardate al passato, e costruite la quotidianità per prendervi il futuro».