Più forte delle polemiche, più forte dello stress, più forte delle pressioni. Dopo l’argento in gigante, l'Olimpiade di Federica Brignone aveva preso una brutta piega: un super-G ben al di sotto delle attese, la frustrazione nelle prove di discesa, quell’uscita infelice su Milano-Cortina poi parzialmente rivista e infine le dichiarazioni della madre Ninna Quario su Sofia Goggia e sul rapporto con la figlia che non sono passate inosservate. Le condizioni per presentarsi alla combinata olimpica, insomma, non erano ideali. Eppure, la 29enne valdostana, approfittando anche dell’ennesimo disastro cinese di Mikaela Shiffrin, va a prendersi un’altra medaglia, un bronzo che vale anche qualcosina di più considerando le rivali che aveva davanti, Michelle Gisin che bissa il successo di quattro anni fa e Wendy Holdener già sul podio in slalom col terzo posto. Fede, alla terza medaglia olimpica della carriera, considerando il bronzo in gigante di Pyeongchang, è stata bravissima nella manche di discesa, limitando i danni sulle specialiste nonostante lo scarso feeling con la «Rock» di Yanqing e mettendosi davanti alle avversarie che sapeva superiori fra i pali stretti. Poi nello slalom, con temperature sempre più rigide e un principio di nevicata ad alzare il livello di difficoltà, completa l’opera e diventa la prima italiana di sempre ad andare a medaglia in questa specialità. «È difficile - spiega Federica - essere così costanti nella stessa giornata in due discipline. Bisogna crederci, ed è una cosa che ho sempre fatto in Coppa del Mondo ma che non mi era mai riuscita in un grande evento. Sapevo che Gisin e Holdener vanno alla grande in slalom, non avevo chance contro di loro e per provare ad andare a medaglia non dovevo perdere troppo in discesa. Sono stata fortunata vista l’uscita della Shiffrin ma lo sport è anche questo. Ho solo provato a fare del mio meglio ma senza correre troppi rischi». Il feeling crescente con la neve in discesa dopo i problemi dei giorni scorsi le ha dato la spinta giusta ma è soprattutto sulla testa che ha lavorato. «Ho studiato tanto, ho lavorato mentalmente, ieri ho fatto un’altra prova in cui mi sono trovata meglio. Ero un po’ stanca, arrivare qui è stato davvero difficile per noi atleti: non abbiamo potuto staccare, è stato stressante, da metà dicembre in avanti è stata una roba incredibile». «Poi dal super-G mi aspettavo tanto e sono andata in black-out momentaneo. Ho fatto bene a riposarmi, a staccare un po’ la testa, a riconcentrarmi sulle cose giuste. L’ho fatto e ne sono orgogliosa. Mi sono detta: “Sono ancora qui, è probabilmente la mia ultima Olimpiade, mi prenderò tutto quello che posso”». E si è presa anche questo bronzo. «Fare due medaglie è tanta roba: il nostro è uno sport dove bisogna interpretare il momento, adattarsi, e hai un minuto per farlo». Tornata rapidamente sulla questione Milano-Cortina («Avrò 35 anni, non so se correrò»), sul resto delle polemiche taglia corto: «Non so niente, sono venuta qui per sciare e ho pensato solo a quello, sono a posto con la mia coscienza. Con le ragazze mi trovo benissimo. L’argento della Goggia? Con la sua superiorità in discesa non avevo dubbi nonostante quello che ha vissuto». Ma i Giochi non sono finiti: sabato c'è il parallelo a squadre e sognare è possibile. «Siamo una squadra competitiva, forte, siamo gasati: speriamo di fare la prima medaglia in un team event». In fondo, alle Olimpiadi, è quello che conta.