ROMA. A fari spenti, senza proclami nè sponsor, Giampiero Ventura comincia il cammino azzurro che in due anni dovrebbe portare la nazionale al mondiale in Russia. Come lui non c'è nessuno nella lunga storia dei ct azzurri perchè il suo profilo di maestro di calcio, forgiato da una lunga gavetta nelle serie inferiori e un onesto cabotaggio in B e poi in serie A, non richiama altre esperienze.
Non è un vincente come Sacchi, Lippi e Trapattoni, non è un tecnico federale di lungo corso come Valcareggi, Bearzot, Vicini e Maldini, non è un giovane emergente come Conte nè un ex campione come Zoff e Donadoni. Perso per strada l«ombrellò di Lippi, Ventura (che sarà presentato martedì a Coverciano) è un uomo solo al comando conscio di pregi e limiti: costa poco, ha una gavetta di 40 anni, sa lavorare con i giovani, predilige un calcio divertente, saprà trarre il meglio da una generazione che ha rari talenti e trova poco spazio. Ma il suo sorriso e la sua bonomia non traggano in inganno: sa essere esigente e senza peli sulla lingua, è spinto dal sacro fuoco della 'libidinè da pallone che a 68 anni gli fa buona compagnia in panchina. In origine a guidare la nazionale c'è una commissione tecnica che resiste fino agli anni '60. Il primo ct è Vittorio Pozzo, a partire dal 1924 e poi dal 1929 al 1948 con due titoli mondiali e uno olimpico: studioso del calcio e innovatore, alpino e monarchico, con un record ineguagliato e poi finito nel dimenticatoio. Le scintille cominciano nel 1962, dopo il pasticcio cileno viene scelto Mondino Fabbri che vuole creare una squadra indipendente dalla Grande Inter, lascia fuori Picchi e Corso, il fine corsa è la vergogna coreana del 1966.
La Figc opta allora per la scuola dei tecnici cresciuti a Coverciano: il placido Valcareggi vince l'europeo, in Messico vive la magia di Italia-Germania 4-3, poi scivola sulla staffetta Mazzola-Rivera, si porta i suoi veterani fino al 1974 dove la nazionale frana e subisce anche l'insulto di Chinaglia. Ultima commissione per ricostruire, con Bernardini che rinnova e lascia a Bearzot, friulano colto, riservato e irascibile: nel 1978 l'Italia incanta con l'ossatura Juve, poi vince nel 1982 più forte delle polemiche per l'esclusione di Beccalossi e Pruzzo, delle accuse di combine col Camerun, coi gol di Pablito e l'urlo di Tardelli, le parate di Zoff davanti a un Pertini festante. Ma anche il 'veciò si affeziona ai suoi eroi e nel 1986 c'è il capolinea. Tocca ai giovani di Azelio Vicini, la nouvelle vague che fa innamorare l'Italia con l'U.21 e agli europei 1988. Le notti magiche di Italia '90 mettono i brividi ma a Napoli l'Argentina di Maradona passa ai rigori ed è 3/o posto. Dopo il ko nelle qualificazioni 1992 Matarrese apre al mercato: parte la rivoluzione culturale di Arrigo Sacchi. Stage che fanno irritare i club, tourbillon di scelte ma gli azzurri perdono solo ai rigori il mondiale 1994, poi Sacchi esce agli europei 1996 e torna al Milan. Palla a Cesarone Maldini, ultimo baluardo della 'canterà di Coverciano col pedigree di tre titoli U.21, il dualismo Baggio-Del Piero e la decorosa uscita ai rigori con la Francia ai mondiali 1998.
Ancora meglio va Dino Zoff che può contare sull'estro (e i cucchiai) di Totti. Brividi ai rigori con l'Olanda, poi ko finale al golden gol con la Francia e dimissioni dopo le critiche del Premier Berlusconi. Un quadriennio poi per uno dei padri della patria calcistica, l'effervescente Trapattoni. Ma in azzurro non sfonda: cozza in Corea contro le nefandezze di Moreno, poi l'Italia evapora agli europei 2004. È tempo di un altro juventino nato per vincere, Marcello Lippi che crea un gruppo corazzato agli spifferi di calciopoli fino al trionfo ai rigori di Berlino 2006.
Poi è solo piccolo cabotaggio: Donadoni esce ai rigori con la Spagna ai quarti 2008. Il ritorno di Lippi è deludente: duri ko in Confederations e poi in Sudafrica. Sprazzi di felicità con gli ultimi due ct figli del campionato. Prandelli richiama Cassano e Balotelli che portano fino alla finale degli europei 2012 poi malamente persa con la Spagna. Ma in Brasile è notte fonda. Conte riporta entusiasmo, si qualifica per gli europei ma i club non collaborano e sceglie il Chelsea. In Francia la nazionale però fa scintille con Belgio e Spagna fino a uscire ai rigori con la Germania. Ora tocca a Ventura, l'unico ct con Donadoni non di scuola juventina negli ultimi 20 anni, ma già sarà un'impresa qualificarsi per i mondiali.
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