Giovedì 02 Maggio 2024

Vent'anni fa la scomparsa di Ayrton Senna

 
Aveva 34 anni compiuti da poco, tre mondiali già vinti, e un’inquietudine più forte che mai: voleva quasi rinunciare a correre quella domenica sulla pista imolese, troppi brutti presagi. Il week end maledetto era cominciato con l’incidente senza conseguenze a Rubens Barrichello, era proseguito nelle prove del sabato con la tragedia di Roland Ratzemberger: l’incidente mortale alla curva Villeneuve del pilota austriaco aveva sconvolto tutti, Senna per primo. Tanto che il campione brasiliano aveva corso quel poco di Gp prima dello schianto con la bandiera dell’Austria nella macchina: avrebbe voluto sventolarla al traguardo in caso di vittoria per omaggiare il pilota scomparso. Quella bandiera fu ritrovata nella Williams sporca del sangue di Senna. Lui che in quelle ore aveva avuto paura, lui abituato a sfrecciare sotto la pioggia: «Nessuno ci ha ordinato di correre in formula 1, ma non siamo pagati per morire» aveva detto contestando l’avvento di regole nuove che avevano tolto sicurezza alle macchine e ai piloti.
 
 
Da vent’anni Ayrton Senna da Silva è la tomba numero 11 al cimitero di Morumby: la bandiera del Brasile e un epitaffio semplice: «Nulla mi può separare dall’amore di Dio». Nessuno lo ha dimenticato, perché quel sorriso non si è mai spento. La corsa folle finita troppo presto lo ha consegnato al mondo per sempre.
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