Si è concluso in Sicilia il progetto dell’Irifor nazionale "Gioco la mia parte". L'iniziativa è nata per colmare, dopo il lockdown, il deficit di esperienze e socializzazione dei ragazzi ciechi e ipovedenti. Dopo l’Etna, viaggi in mare per i giovani di Messina, Palermo e Marsala. Le altre esperienze, da Gela a Sciacca, da Siracusa, a Enna.
“Abbiamo chiamato il progetto Gioco la mia parte perché i ragazzi non vedenti e ipovedenti, per poter dare il loro contributo alla Società devono essere presenti e scommettersi: attraverso il gioco ci si abilita, ci si conosce, si costruiscono relazioni”.
Linda Legname, coordinatrice nazionale dei Centri di consulenza tiflodidattica, ha fornito numeri e filosofia del progetto dell’Irifor, istituto dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, che ha visto il coinvolgimento di trecento giovani affetti da disabilità visive in settantasette province italiane “con attività che andavano dalla permanenza in centri benessere alla mototerapia, dalla visita in fattorie didattiche alle escursioni, come quella sulla cima dell’Etna, e poi le attività di vela e canoa per esempio sul Gargano, in Puglia, ma anche in Sicilia”.
In Sicilia, dove Gaetano Minicleri è presidente di Uici e Irifor, il progetto si è concluso da qualche giorno e la vela ha fatto la parte del leone con diverse iniziative. A cominciare dal viaggio di tre giorni da Messina alle isole Eolie di tre piccoli disabili visivi - accompagnati dalle mamme, dal coordinatore del progetto Nando Sutera e dall’istruttore dell’Helen Keller Franco Impollonia -, sul quale è stato realizzato un piccolo reportage video.
Immagini fotografiche documentano invece le altre attività, svolte in tutta la Sicilia tranne Ragusa, e riguardanti anche equitazione, nuoto, canoa, la scoperta del territorio, come nel caso di Ortigia, dell’Etna e delle fattorie didattiche.
A coordinare le iniziative sono stati i responsabili dei tre Centri di consulenza tiflodidattica siciliani: Maria Concetta Cusimano a Palermo, Gioacchino Di Gloria ad Agrigento e Nando Sutera a Catania.
“In Sicilia, il progetto – sottolinea Linda Legname - è andato molto bene grazie al fatto che i Centri saputo fare rete tra loro e con le strutture territoriali provinciali, regionale e nazionale dell’Uici”.
“Canoa, vela e attività in acqua – ha raccontato Di Gloria, responsabile del Centro tiflodidattico agrigentino – sono stati al centro delle attività nelle province da noi coordinate: a Sciacca, nella sede della Lega Navale, per Agrigento e poi a Gela per Caltanissetta e a Marsala per Trapani. La partecipazione dopo il periodo d‘isolamento per il lockdown, è stata entusiastica da parte di bambini e ragazzi con disabilità visiva e non solo. Soprattutto i pluridisabili, infatti, hanno potuto abbandonare le proprie limitazioni, prendendo consapevolezza della propria fisicità, perché in acqua certe barriere vengono abbattute. E particolarmente interessanti sono state le sedute degli istruttori subacquei professionali, che hanno consentito ai ragazzi di fare esperienza con il respiratore e scoprire i fondali e la flora marina”.
Esperienza in barca a vela anche per i giovani disabili visivi di Palermo: “Con quattro gruppi di ragazzi – ha spiegato la coordinatrice del centro Maria Concetta Cusimano -, con la collaborazione della Lega navale, abbiamo costeggiato il lungomare della città e tutti hanno dimostrato un grande entusiasmo nel veleggiare, nel reggere la barra del timone. Poi abbiamo fatto un‘esperienza di equitazione: i partecipanti al progetto hanno potuto toccare i cavalli, accarezzarli, prendere confidenza con loro fino a montarli. Un'ultima giornata, infine, nel Parco della Salute di Palermo, l'abbiamo dedicata ai giochi e i ragazzi si sono divertiti molto”.
I responsabili dei Centri tiflologici siciliani hanno tenuto anche a ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito a rendere possibili queste esperienze, a cominciare dagli assistenti tiflologi Marta Zocco e Dino Dal Piva.
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