‘Bianche trame’ è il resoconto di un viaggio, una storia di emozioni e di sensazioni non ambientata in Sicilia, che pure la racconta nelle sue mille sfaccettature e commistioni, in un affacciarsi e tornare tra Oriente e Occidente.
Parte da lontano la nuova collezione dello stilista catanese Marco Strano.
“È la mia Istanbul che voglio raccontarvi” dice il couturier siciliano che ha messo in passerella 55 abiti, tra sposa e alta moda, ispirati ad una delle città più suggestive al mondo, in cui le stratificazioni storiche e culturali si intersecano e risuonano nell’anima con un linguaggio universale, che è pace, bellezza, armonia.
Ed è nella meraviglia dei decori del complesso monumentale Santa Sofia, Ayasofya, o dell’antico Palazzo Topkapi, in quella immersione estatica che d’improvviso pare emergere qualcosa di familiare, un legame ancestrale tra quel mondo apparentemente lontano e una Sicilia che quelle bellezze le ha incubate per secoli. E così, da Istanbul alla nostra isola il passo è breve, un sottile filo conduttore che lega quelle maioliche decorate con foglie d’acanto che ricoprono le nicchie di hammam e moschee a quelle che hanno reso famosa Caltagirone. Perfino in quelle vesti nere, gli abeyya oggi indossate dalle donne di fede islamica, c’è tanto di una Sicilia dimenticata, di usi e tradizioni.
Il leit motiv della collezione “Bianche trame” è proprio l’idea di commistione tra tessuti, colori, decori e tecniche tradizionali tratteggiate con linee moderne senza che la cultura venga trasformata in costume.
La rete, realizzata a mano ad uncinetto, abbraccia il macramè. Il pizzo al tombolo siciliano trattiene le pieghe delle gonne in pizzo di cotone. Il pizzo sangallo sposa il macramè fiorito o geometrico. La garza di seta è inframezzata col pizzo ad uncinetto. Insoliti ed armoniosi contrasti pervadono la collezione.
Tra le novità della moda 2020: più volume per la wedding couture e il colore nero, usato per la prima volta negli abiti d’alta moda, con ben quattro proposte. Un nero che cela un’esplosione di colori, sottili veli sotto cui si intravedono abiti in tessuti preziosi da tinte sgargianti. “Il volume leggero degli abiti dona loro una femminilità altera e quasi snob - spiega Marco Strano - che permette di leggere meglio tutte le trame che compongono l’abito. Cosi come per gli abiti, i caban di tulle impalpabile velano gli abiti di pizzo chantilly e rebrodé francese”.
Linee perfette di pieghe rigide sulla seta corposa che incidono le gonne, decorate con foglie di acanto o con profumate rose. Il colore bianco che illumina la collezione ha un profumo che sa di spezie e di corone fiorite.
Le trame delle reti si intrecciano con i fiori di rafia, di cotone o di seta, creando suggestioni che raccontano i giardini segreti degli antichi palazzi. La madreperla è ricamata come un intarsio sui corpetti in trine di cotone o in veletta.
L’oro è una pennellata leggera che accentua i contorni delle rose dipinte a mano sull’organza di seta e la trama di una rete fiorita. Il verde è una macchia che vibra, chiaro nelle foglie dei mughetti ricamati su una rete dì chantilly, o scuro nelle foglie delle rose sospese in un velo a mantilla.
E sulla stessa idea, si muovono le proposte del make-up artist Orazio Tomarchio e dello chef Seby Sorbello, che hanno accompagnato il défilé. Il primo, fondatore de “La Truccheria Cherie” oltre a curare il make up delle modelle, ha presentato la sua ultima creazione, un rossetto che prende il nome dal titolo della collezione, in una nuance nude, senza alcun punto di rosa. Un nudo che avvolge le labbra e ne definisce i contorni. Il secondo, patron del Sabir Gourmanderie e cooking out catering, ha deliziato i palati degli ospiti con un finger food in cui pizzi e ricami hanno preso forma in cialde dolci e salate.
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