ROMA. Alessandro Cattelan ha conquistato la copertina di Rolling Stone (in edicola) ed è al lavoro su una sitcom da protagonista per Sky.
Showman e football addicted ("interista, molto interista"), ma la sua poliedricità in campo televisivo è cosa nota, sia quando gioca da gregario in nazionale (è sua la metafora, in riferimento al suo ruolo da presentatore a X Factor), sia quando è il bomber della sua squadra del cuore, il programma EPCC, di e con Alessandro Cattelan.
Su X Factor a Rolling Stone dice:
«Credo che se il massimo aggregatore sociale che c'è in Italia, il calcio, non riesce a vincere la battaglia contro il razzismo, nonostante le squadre di oggi siano davvero un moderno mix di nazionalità ed etnie, è quasi impossibile che possa farlo X Factor. Ma la speranza è l'ultima a morire».
La politica?
«L'ho sempre seguita, anche se con difficoltà. Credo che dovrebbero limitare il diritto di voto, dandolo a partire dai 25 anni e fino ai 65. Prima sei troppo influenzabile, dopo stai prendendo decisioni per un futuro che ti appartiene poco. In questo momento faccio fatica a trovare qualcuno di cui fidarmi, e a cui dare la mia fiducia». L'ultimo di cui ti sei fidato? «Il «primo» Matteo Renzi». Hai studiato canto, ballo e recitazione? «No, sono un autodidatta. Studio guardando gli altri. Sono una versione 'pro' di quello che prova davanti allo specchio con la spazzola in mano. Il giudice di me stesso».
Di italiano non ti piace nulla?
«I miti della mia adolescenza: Bonolis, la Gialappàs, Elio e le Storie Tese, Fabio Volo».
E della tv di oggi?
«Lavorando e avendo famiglia, guardo soprattutto sport, serie tv e programmi per bambini». Neanche Sanremo? «Magari non tutto, ma una botta a Sanremo gliela si dà sempre».
Ma quella voce che diceva che lo avresti condotto tu? "Nessuno mi ha mai chiesto di presentare Sanremo, nemmeno un WhatsApp".
Hai qualche nuovo progetto a cui stai lavorando?
«Sì, sto fondando una società creativa, con la quale stiamo scrivendo una sitcom, sempre per Sky». Una sitcom? «Per ora non posso dire molto, soprattutto sull'idea, perché ho paura che ce la freghino. Dico solo che stiamo lavorando con due degli sceneggiatori di Boris, Ciarrapico e Vendruscolo, che si aggiungono nella scrittura e nello sviluppo a Federico Giunta e Ugo Ripamonti, autori anche di EPCC. È un progetto nato con i miei due autori e, ora che sono arrivati due veri professionisti delle serie tv, il gioco si fa serio. Sarò anche il protagonista. Uscirà a fine 2018, credo, 10 puntate di 24 minuti».
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