ROMA. "Profonda amarezza". A più di una settimana dall'incidente che ha portato alla sospensione della sua collaborazione con Sky, per le polemiche seguite alla ripresa in tv di un tatuaggio con la scritta Dux sul suo braccio, Paolo Di Canio, dice la sua: "Non posso rimanere in silenzio", scrive, spiegando di aver atteso fino ad oggi che "l'azienda si rendesse disponibile a chiarire assieme a me i contorni, semplicissimi, dello spiacevole inconveniente, così che potessi riprendere il mio lavoro come ritengo che fosse sacrosanto; ma niente". Mentre spiega che "a fronte di un invito formale" inoltrato dal suo avvocato, Gabriele Bordoni, gli è stato comunicato "che, almeno per ora, è impensabile che possa rientrare nel palinsesto". "Quello che più mi indigna è l'ipocrisia di chi ancora finge di scoprire soltanto ora il mio modo di essere e certe mie idee, viceversa arcinote da sempre", sostiene Di Canio, secondo cui si è trattato "di una banale svista da parte di chi ha pubblicato per conto di Sky una mia foto (scattata da un collaboratore dell'emittente, in un momento di pausa, alcune ore prima dell'avvio della diretta), senza notare che la stessa mi mostrava con il bicipite scoperto e con quel tatuaggio visibile". "Una semplice disattenzione - sottolinea- certamente a me non imputabile, ma che non poteva in alcun caso (...) comportare per me, incolpevole, l'allontanamento dal mio lavoro". Da qui la richiesta che "intervenisse in fretta un chiarimento pubblico e congiunto al riguardo". "Era il modo più giusto e trasparente per spiegare quanto occorso e superare questa incresciosa situazione, rimettendomi al più presto nelle condizioni di lavorare, senza subire ulteriormente un oscuramento che appare all'evidenza ingiusto e mortificatore della mia persona".